“Le questioni giuridiche poste dalla tecnologia informatica non riescono a trovare più nella dimensione statale la sede idonea alla soluzione di essi. Basti pensare proprio a internet, e alla sua naturale vocazione all’extraterritorialità, quale catalizzatore essenziale della globalizzazione, in quanto esso travalica i confini degli stati nazionali, supera le barriere doganali, elimina le differenze culturali fra i popoli, e che si espande attraverso una concezione universale di diritti fondamentali, come quello della libertà di espressione, che si manifesta attraverso cercare, ricevere, diffondere con qualunque mezzo di espressione, senza considerazione di frontiere, le informazioni e le idee. Recuperando così, attraverso internet, una nozione di libertà di espressione come libertà individuale, cioè senza filtri, ovvero mediazioni di sorta, un open network che ridà forza ed energia ad un nuovo liberalismo giuridico”. Così Frosini inizia il suo testo “Libertè, egalitè, internet”: un testo assolutamente sensazionale che apre gli occhi ad una visione critica e completa del fenomeno di internet dal punto di vista della tutela dei diritti umani della cittadinanza, diritti quotidiani che ci vedono protagonistɜ 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
Partiamo dai fatti: i diritti di internet
In Turchia viene vietato dal primo ministro l’accesso ai social network. Questo accade perchè oggi, nel ventunesimo secolo l’antiliberalismo si misura con internet: è qui dove si “imbavaglia il dissenso online” ed è qui dove vengono eretti muri virtuali, barriere architettoniche, in cui vengono cancellate parole, nomi e frasi, o peggio ancora, interi argomenti dal web. Secondo la Open Net Initiative sono almeno 74 i paesi del mondo che censurano lɜ proprɜ cittadinɜ: le tecniche di censura usate sono numerose e vanno sotto il nome collettivo di Peking Consensus: un mix di tecnologie di sorveglianza e repressione che spesso si trasformano in formidabili silenziatori delle proteste.
Lo sapevate che esistono stati che prevedono la chiusura di siti di news e perfino l’arresto per crimini digitali? Si, come il Bangladesh ad esempio! Oppure che tengono costantemente aggiornata una blacklist di siti da bloccare come la Bielorussia? Ma anche paesi come la Francia o la Germania dove sono censurati i contenuti che riguardano il nazismo o l’olocausto?
Altra cosa da sottolineare è l’accesso ad internet come diritto fondamentale.
1) il diritto di accesso al contenuto: quindi come strumento necessario per la realizzazione della libertà di manifestazione del pensiero. Se questa libertà online è esercitabile se e in quanto si accede alla rete, l’accesso non è solo strumento indispensabile ma diventa momento indefettibile dell’esercizio della libertà, senza il quale essa verrebbe snaturata. Si fa riferimento all’articolo 21 Cost e alla sua fisiologica evoluzione nel senso di una garanzia del libero accesso, da parte di tuttɜ, ai mezzi di diffusione del pensiero, che oggi è soprattutto internet .
2) il diritto di accesso ad internet quale diritto sociale: Un servizio universale che le istituzioni nazionali devono garantire aɜ loro cittadinɜ attraverso investimenti statali, politiche sociali ed educative, scelte di spesa pubblica. Infatti sempre di più l’accesso alla rete internet, e lo svolgimento su di essa di attività, costituisce il modo con il quale il soggetto si relazione con i pubblici poteri, e quindi esercita i suoi diritti di cittadinanza. Oggi la cittadinanza è digitale.
“Proprio sul problema dell’accesso a Internet, e con riferimento alla situazione italiana, può essere utile citare qualche dato empirico. Secondo le più recenti indagini di Eurostat, infatti, più di 1/3 dɜ italianɜ non ha mai usato internet, ovvero il 34% della popolazione, non ha mai navigato sul web. Un dato che posiziona l’Italia in fondo alla classifica europea, di poco sopra la Grecia (con il 36%) e la Bulgaria (con il 41%). Invece la media UE è del 79% delle famiglie che ha accesso a Internet. Poi, il rapporto tra engovernment e privati, solo il 21% in Italia dichiara di usare i servizi digitali offerti dalla pubblica amministrazione, a fronte di una media europea pari al 41%. L’Italia non va meglio in termini di velocità di banda, un’altra variabile che ci porta in fondo alla classifica europea.”.
E’ importante sottolineare che, su tutte queste basi, si sta formando, a livello giurisprudenziale e grazie a un’accorta opera di interpretazione costituzionale, un diritto costituzionale di accesso a internet.
Perchè nel contesto di una diffusione generalizzata di internet, la libertà di comunicazione e di espressione presuppone necessariamente la libertà di accedere a tali servizi di comunicazione, ed è compito degli Stati rimuovere gli ostacoli che impediscono di fatto l’esercizio di questo servizio universale a tuttɜ lɜ cittadinɜ, che invece deve essere garantito.
La libertà costituzionale di manifestazione del pensiero consiste oggi in quello che l’art. 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo dell’ONU (1948) ha chiaramente indicato: “cercare, ricevere, diffondere con qualunque mezzo di espressione, senza considerazione di frontiere, le informazioni e le idee”, anche quando – come nella recente vicenda di “Wikileaks” l’informazione che viaggia online su Internet può agitare i governi nazionali, disturbare le relazioni diplomatiche tra Stati e svelare gli arcana imperii. Potrà non piacere, e soprattutto si potrà ridimensionare la portata e l’effetto e negarne la validità giuridica, ma resta il fatto che anche attraverso quest’opera di “cercare, ricevere, diffondere” si viene a mettere al centro il diritto di sapere e la libertà di informare, che rappresenta altresì un nuovo modo di essere della separazione dei poteri, in una rinnovata concezione del costituzionalismo. Una volta erano lɜ governanti che controllavano lɜ cittadinɜ attraverso il controllo dell’informazione; ora è diventato più difficile controllare quello che lə cittadino legge-vede-sente, cerca-riceve-diffonde. Ecco perchè si deve ingaggiare una lotta per il diritto di libertà a internet. Ecco perchè oggi la nostra missione e il nostro motto è “Libertè, egalitè, internet” perchè ormai viviamo con il principio “digito ergo sum”.
C’è ancora molto da dire su internet e sui nostri diritti. Lo sapevi che alcune costituzioni del mondo prevedono la libertà informatica nei loro testi?
Sapevi che sono diritti che vengono anche previsti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’UE poi allegata al Trattato di Lisbona? Sai cos’è il diritto all’oblio? Sai come vengono tutelati i nostri dati personali online? Sai che in alcuni Paesi del mondo si vota solo online?
Se questo tema ti ha incuriosito, faccelo sapere con un like e/o un commento! Non vediamo l’ora di scrivere altri articoli sul tema!
NOTA: Il presente articolo è interamente basato su “Libertè, egalitè, internet”, testo di Tommaso Edoardo Frosini e sugli studi effettuati di diritto costituzionale comparato da parte dell’autrice. Interi pezzi sono stati, essendo un testo di diritto costituzionale, ripresi dal libro stesso.