Hong Kong è una regione amministrativa autonoma, con un settore finanziario tra i più fiorenti e dinamici del mondo.
Dietro questa realtà di prosperità si nasconde però il dramma di chi è costretto a vivere in abitazioni chiamate cage homes. Esse sono larghe appena 2 m² e grandi abbastanza per l’inserimento solo di un letto, qualche mensola e una tv, per i più fortunati. Il nome deriva da una gabbia di metallo che delimita la piccola area, così da garantire una parvenza di sicurezza aз residenti e ai loro beni. Il costo mensile per l’affitto di un’abitazione tanto piccola raggiunge quasi i 200 euro.
Questi spazi così angusti rappresentano la realtà quotidiana di coloro che non si qualificano per gli alloggi pubblici, le cui liste di attesa possono superare anche i 10 anni.
Solitamente lз occupanti sono genitorз single, anzianз o lavoratorз immigratз. Vi sono però anche casi in cui si tratta di famiglie dove lз genitorз hanno lavori stabili che, in un’altra parte del mondo, garantirebbero loro un alloggio dignitoso.
Le condizioni igienico-sanitarie
Esse sono molto precarie, poiché si può arrivare a condividere bagni e cucine con più di 30 persone e di frequente non vi è alcuna separazione dei due locali. Inoltre, la sicurezza stessa degli edifici è fortemente carente: con riscaldamenti e piani cottura fai-da-te, scale antincendio ed estintori insufficienti in caso di emergenza.
Come si è arrivati a questa situazione?
Il governo possiede tutti i terreni della regione, che vende o affitta per periodi di 50 anni. In questo modo genera le entrate di cui necessita non solo per alimentare le casse dell’erario, ma anche per non intervenire sul mercato. Non a caso, Hong Kong è considerata un paradiso fiscale che attira un afflusso così ingente di investimenti esteri da non richiedere l’imposizione di vari tipi di tasse: tra cui quella sul valore aggiunto e sul reddito da capitale.
Il risultato di questa pratica è che i prezzi del mercato immobiliare restano artificialmente alti. Ciò ha una ripercussione sul costo dell’affitto o dell’acquisto di una casa, che aumentano vertiginosamente di anno in anno. Senza tenere conto dell’effettivo sviluppo economico della città.
A complicare la situazione contribuisce una cattiva gestione delle risorse del territorio, destinato per la maggiore parte ad usi diversi dall’edilizia pubblica per scopi abitativi, e spesso sottoutilizzato.
È stato inoltre criticato nel corso degli anni il complesso di campi da golf dell’Hong Kong Golf Club, che si estende per 300 ettari. Suolo che potrebbe essere invece destinato alla costruzione di abitazioni per migliaia di persone, secondo lз attivistз di Grassroots House Rights Alliance, che sottolineano l’ingiusta distribuzione del territorio a scapito dз moltз per pochз. A destare ulteriore preoccupazione è la convinzione che “il governo stia sovvenzionando lз ricchз”, visto che l’affitto pagato dal club è un terzo dell’effettivo valore di mercato.
L’impatto del covid-19
La situazione all’interno delle cage homes è diventata ancora più drammatica durante la fase di restrizioni più severe nella lotta alla diffusione del Covid-19. Moltз residenti, infatti, sfuggivano a quei luoghi claustrofobici con una passeggiata al parco ed una chiacchierata tra amicз. Quando anche questo è venuto meno, la salute fisica e mentale di queste persone ne ha risentito parecchio.
Costrettз tutto il giorno su un materasso di fortuna, a fissare lo schermo della televisione o del cellulare, la solitudine e la paura del contagio sono pensieri costanti. Con a stento il denaro per arrivare a fine mese, acquistare mascherine protettive ed igienizzante per le mani è quasi impossibile. Così si riusano quelle già consumate, ci si igienizza le mani quando capita, e si sta allerta per ogni colpo di tosse che si sente attraverso le pareti sottili.
Fonti:
https://edition.cnn.com/2020/04/25/asia/hong-kong-social-distancing-coronavirus-intl-hnk/index.html