L’incendio dello scorso settembre ha distrutto il campo profughi di Moria, nell’isola di Lesbo. E mette in luce per l’ennesima volta le gravi problematiche delle politiche d’immigrazione dell’UE.
Per anni richiedenti asilo e rifugiati hanno vissuto in condizioni disumane nei centri dell’isola.
Violenze, disordini, mancata sicurezza hanno reso la vita di migliaia di uomini, donne e bambini insostenibile. Per loro vi era accesso limitato – o assente – ai servizi medici, all’energia elettrica e all’acqua calda.
L’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, ha sollecitato la Grecia a far fronte alla situazione nei centri delle isole greche dell’Egeo. Dove vivono in condizioni di sovraffollamento oltre 36.000 richiedenti asilo.
Al culmine della crisi migratoria nel 2015, l’UE ha affermato di aver adottato misure per controllare le frontiere esterne e i flussi migratori.
A cinque anni dalla crisi dei rifugiati, la Commissione Europea ha approvato il Patto europeo sull’immigrazione e l’asilo
Si sostiene che questo patto non possa garantire la tutela dei diritti umani dei migranti e dei rifugiati. Vi è pertanto il rischio che non vi sia una politica migratoria efficiente.
Ripercorrendo alcuni momenti salienti delle politiche migratorie europee, vediamo come l’Unione Europea ha testimoniato un cambio di percezione della migrazione.
Da alcuni anni infatti, la migrazione è sempre più concepita come un problema di sicurezza.
Ricordiamo che la Turchia è stata accusata diverse volte di aver violato i diritti umani. Oltre Moria
Ecco alcune tappe fondamentali delle politiche europee dell’immigrazione:
- Dal 2015, Lesbo ha accolto migliaia di rifugiati provenienti dalla guerra in Siria.
Il centro di detenzione di Moria, nonché il centro profughi più grande d’Europa, è stato distrutto da un incendio tra l’8 e il 9 settembre 2020. In seguito, ci sono state le proteste da parte dei richiedenti asilo e degli abitanti di Lesbo, che si sono opposti alla costruzione di un nuovo campo.
Il timore era quello di tornare a vivere in condizioni disumane. vere e proprie prigioni a cielo aperto.
L’UE ha solo finanziato la costruzione di un nuovo centro di prima accoglienza a Lesbo in seguito all’incendio di Moria.
- I rifugiati non potevano lasciare l’isola e non erano assistiti dal governo greco.
La nuova legge sull’asilo -promulgata in Grecia nel gennaio del 2020- ha aggravato la situazione dei profughi.
- Nello stesso periodo, il Primo ministro della Grecia Kyriakos Mitsotakis ha sostenuto la progettazione di nuovi campi e impedito i trasferimenti sulla terraferma.
Hanno poi ripreso i lavoi a marzo a seguito di proteste da parte degli abitanti e dalla formazione di estrema destra Alba Dorata.
- A marzo, in seguito alla minaccia della Turchia di aprire le frontiere con la Grecia, il governo greco aveva sospeso per un mese la possibilità di chiedere asilo.
Ma vediamo come l’avvenimento di Moria possa essere interpretato come il simbolo delle politiche europee dell’immigrazione. La stessa progettazione del campo di Moria, infatti, è stata voluta dall’UE nell’ambito dell’Agenda europea sulle migrazioni. Alla base, però, vi era l’idea che le persone arrivate dalla Turchia via mare potessero rimanere nel centro per pochi giorni.
Una volta identificate, tuttavia, sarebbero state trasferite e ricollocate sulla terraferma o nei Paesi dell’UE.
Ripercorriamo alcuni momenti importanti delle politiche europee.
Al culmine della crisi migratoria nel 2015, l’UE ha affermato di aver ridotto gli arrivi irregolari lungo la rotta del Mediterraneo orientale grazie alla cooperazione con la Turchia. In seguito, nel 2016 è stata firmata la dichiarazione UE-Turchia, mirata a contrastare la migrazione irregolare.
La dichiarazione prevede il rimpatrio in Turchia dei migranti irregolari che giungono sulle isole greche.
Questo, nel caso in cui non facciano domanda d’asilo o la loro domanda sia respinta; inoltre, per ogni siriano rimpatriato in Turchia, vi è un altro siriano reinsediato nell’UE.
In seguito al piano d’azione comune UE-Turchia del 2015 e la sopramenzionata dichiarazione, nel 2016 è stato firmato l’accordo UE-Turchia.
Questo accordo mirava, infatti, a combattere il traffico di migranti ed eliminare gli incentivi a percorrere rotte irregolari per raggiungere l’UE.
Alla Turchia era richiesto il trattenimento del flusso di richiedenti asilo, in cambio di aiuti economici dall’UE.
Le isole cosiddette di primo arrivo, come Lesbo e Chios, hanno sempre visto gravi problematiche. Da quando la Turchia si è ritirata dal suddetto accordo, infatti, migliaia di migranti si sono diretti verso il confine turco-greco.
In seguito, la Grecia è stata criticata dalla comunità internazionale per le urgenti disposizioni adottate – tra cui, appunto, la volontà di impedire l’ingresso illegale nel Paese.
Per anni si sono denunciati i respingimenti illegali, le violenze e le percosse ai danni dei rifugiati lungo il confine turco-greco.
Quando nel 2017 il programma di reinsediamento dalla Grecia e dall’Italia è stato sospeso, però, la situazione nelle isole greche ha collassato. Nel 2018, gli Stati membri dell’Unione Europa hanno definito lo Strumento dell’UE per i rifugiati in Turchia.
In pratica, un meccanismo di coordinamento volto a garantire l’assistenza dell’UE ai rifugiati in Turchia, mobilitato in due tranche.
Come già avvenuto nel 2015, il 23 settembre 2020 la Commissione europea ha annunciato il Patto europeo sull’immigrazione e l’asilo.
Il patto ha permesso di accelerare le tempistiche delle procedure d’asilo nel rispetto dei diritti umani.
Il Patto, infatti, prevede una cooperazione con i Paesi di origine e transito, il rafforzamento delle frontiere esterne e una solidarietà obbligatoria permanente.
Tuttavia, si sostiene che tale Patto miri all’esternalizzazione delle frontiere e sembri predisporre vincoli e limiti alle procedure di protezione internazionale.
Fonti
https://www.internazionale.it/reportage/annalisa-camilli/2020/09/11/lesbo-moria-incendio
https://www.internazionale.it/reportage/annalisa-camilli/2020/03/03/lesbo-naufragio-migranti-turchia
https://www.internazionale.it/reportage/annalisa-camilli/2020/09/16/lesbo-nuovo-campo-europa
https://it.euronews.com/2020/09/23/commissione-europea-nuovo-patto-europeo-su-migrazione-e-asilo
https://ec.europa.eu/italy/node/1184_it
https://www.consilium.europa.eu/it/policies/migratory-pressures/
https://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2016/03/18/eu-turkey-statement/
https://www.consilium.europa.eu/it/policies/migratory-pressures/eastern-mediterranean-route/