Lo scrive Marina Pierri in “Eroine” riprendendo le parole di Marie-Louise von Franz ne “Il femminile nella fiaba” per parlare dei personaggi femminili nell’animazione.
“Quando un uomo scrive un personaggio femminile, in realtà sta probabilmente scrivendo se stesso. Non è detto che un uomo interessato e persino calato nei “problemi di donne” abbia effettivamente la capacità di percepirli e dunque rappresentarli efficacemente: è più probabile che stia dando voce al presunto principio femminile “contenuto” nell’interiorità conscia e inconscia maschile, con cui intrattiene un particolare rapporto (non per forza positivo). Vale lo stesso per la donna che scrive un personaggio maschile, certo, ma se le donne già scrivono pochissimo la disparità persiste ed è addirittura accentuata.”
M. Pierri
Queste problematiche di cui non si parla mai abbastanza purtroppo valgono anche per l’animazione e non solo per quanto riguarda anime e quindi prodotti derivati da una cultura giapponese estremamente misogina.
I film Disney sulle principesse sono sorprendentemente – ma non troppo – quasi tutti scritti da uomini.
Le principesse con cui ci siamo nutrit* pensando che fossero lo specchio dell’esperienza femminile sono in realtà impregnate di sguardo e filtro maschili.
Eppure il vissuto femminile, anche quello dei prodotti animati, merita di essere raccontato molto più frequentemente ed approfonditamente dalle donne ma non solo per le donne.
Occorre una pluralità di punti di vista non solo per bambin* che possono identificarsi in una principessa calma e posata così come in un’eroina forte e tenace e in tutto lo spettro fra esse compreso, ma per una pluralità di persone fruitrici.
Chiunque, di qualsiasi genere, può beneficiare di personaggi femminili scritti bene in un media audiovisivo.
Per tracciare un excursus dei personaggi femminili nell’animazione possiamo partire comodamente dai classici Disney.
I classici sono caratterizzati dall’aver dedicato fin dal primo lungometraggio, “Biancaneve e i sette nani”, il centro della storia ad una protagonista femminile, pratica ripetuta spesso nelle pellicole successive.
Ciò rende quei personaggi femminili automaticamente scritti bene, oppure no?
Attraverso l’analisi delle eroine si possono tracciare i segni del cambiamento nel modo in cui le donne sono state trattate e percepite nell’animazione, che contribuisce come gli altri media e le altre forme artistiche al tessuto sociale mondiale.
Principesse e Eroine: i personaggi femminili
[Rapunzel – Ralph Spacca Internet]
“Pensano tutti che non hai problemi perché un uomo possente è entrato nella tua vita?”
Per “principesse Disney” si intende una serie di protagoniste o personaggi principali femminili dei classici di animazione Disney.
A Biancaneve, Cenerentola, Aurora, Ariel, Belle, Jasmine, Pocahontas, Mulan Tiana, Rapunzel e Merida si possono aggiungere tutte le co-protagoniste o i personaggi femminili fondamentali come Alice, Wendy, Bianca, Lilo o Judy Hopps.
Tutti questi personaggi sembrano aver acquisito maggiore consapevolezza nel tempo, maturando desideri di libertà e giustizia sociale sempre più marcati.
Dalle angherie subite da perfide matrigne al riscatto sociale, dal matrimonio al lavoro dei sogni, le aspirazioni sono mutate nel tempo. Questi cambiamenti hanno conferito a questi iconici personaggi maggiore tridimensionalità (non solo visiva).
Un amore da film Disney
Come ha fatto notare l’attrice Dafne Keen in una recente intervista, molte storie d’amore dei film d’animazione, come quelle dei meno recenti Classici Disney, hanno contribuito al cosiddetto “mito del principe azzurro”.
Questo mito è basato su concetti maschilisti di cavalleria. L’idea alla base è il fatto che le donne si aspettano di essere costantemente salvate e protette, per poi cambiare vita “in meglio” grazie all’uomo di turno.
La cosiddetta “damsel in distress” non è un topos esclusivo Disney.
Basti pensare a moltissimi personaggi femminili degli anime, spesso collocati molti passi indietro rispetto alle controparti maschili.
Per fortuna non tutti: Rossana è una figura piuttosto femminista.
Fiona di “Shrek” prende in giro proprio lo stereotipo della damigella in pericolo e rappresenta un esempio di scrittura di un personaggio femminile con sfaccettature sia “forti” che “deboli” e quindi molto umane, il che è paradossale visto che parliamo di un’orchessa!
[da un articolo della regista Brit Marling del NYT]
“Non voglio essere una protagonista femminile forte se il mio potere è definito in gran parte dalla violenza e dal dominio, dalla conquista e dalla colonizzazione.”
Ben vengano Mulan, Merida, Judy Hopps, Vaiana oppure ancora le guerriere Sailor, le Superchicche, le Mew Mew o le Winx.
Ciò che però dobbiamo ricordarci è che “femminista” non è per forza il contrario di “delicata” così come non corrisponde sempre a “tosta” – specialmente se la scrittura continua ad essere portata avanti soprattutto da uomini.
Gli stereotipi sono fallaci perché propongono un unico modello ma non dobbiamo far passare il messaggio che una donna non possa occuparsi del proprio aspetto fisico e debba essere per forza “forte” – termine ombrello sovra-abusato e che sfocia in termini maschili.
Ciò che serve è una pluralità di punti di vista senza fare gatekeeping, proibendo l’accesso a priori a certi modelli,
A “strong female character” dovrebbe sostituirsi “complex female character”.
I personaggi femminili sono quasi sempre stati appiattiti su due poli a causa dello sguardo maschile.
Buone o cattive, remissive o maligne, desiderabili o disgustose, sante o mondane, tutti binarismi apprezzabili nelle contrapposizioni tra donne eroine e donne antagoniste.
Queste ultime portano con sé le sanzioni legate al bagaglio di genere.
Hanno quasi sempre come base la gelosia verso un’altra donna, più bella e giovane.
Qualche esempio? Grimilde e Biancaneve, Malefica ed Aurora, Ursula e Ariel, la Matrigna e Rapunzel
Così come le eroine hanno storie d’amore etero mentre le antagoniste sono sole.
Abbiamo mai fatto caso a queste particolarità?
Male gaze: dialoghi e stereotipi
Fought e Eisenhauer, due linguiste della North Carolina State University, hanno esaminato dodici classici Disney prodotti tra il 1937 e il 2013.
Hanno rilevato che i personaggi femminili hanno in media meno linee di dialogo rispetto a quelli maschili.
Ad esempio, ne “La Sirenetta”, i personaggi femminili recitano il 32% delle battute.
“Mulan”, nonostante la sua affinità col femminismo di terza ondata, riserva soltanto il 23% dei dialoghi alle donne.
In “Frozen”, che ha ben due protagoniste, si arriva solo al 41%.
Questi dati appaiono ancora più paradossali se si pensa allo stereotipo di genere secondo cui le donne “tenderebbero a parlare molto più degli uomini”, segno che l’”annientamento simbolico” prevale addirittura sugli stereotipi.
Inoltre le eroine più datate hanno più linee di dialogo rispetto a quelle più recenti: se Biancaneve e Cenerentola recitavano rispettivamente circa il 50% e il 70% delle battute dei loro film, Belle e Jasmine scendono al 29% e ad addirittura il 10%.
Un’altra prova del male gaze che permea l’animazione proviene da un articolo del sito “Every-Flavored-Bean” che spiega che la maggior parte delle protagoniste femminili dei classici Disney abbiano la stessa fisionomia: viso rotondo, occhi grandi e naso piccolo.
A ciò si aggiungono le dichiarazioni del direttore dell’animazione di “Frozen” sulla difficoltà di disegnare personaggi femminili per colpa di una loro “maggiore emotività rispetto a quella dei personaggi maschili”.
I personaggi maschili infatti, tendono ad essere rappresentati più forti ed impassibili – e quindi numero di espressioni da ricreare preservando la loro bellezza fisica è minore.
I personaggi femminili possono aiutarci a fiorire
Ogni giorno emergono nuove voci, ma la rappresentazione delle donne nell’animazione sembra ancora incredibilmente arretrata.
Ciò che dobbiamo fare è non arrenderci, non accontentarci, riguardare classici ed episodi di serie animate con lenti sempre più femministe e puntare anche qui alla pluralità dei punti di vista.
Citando ancora una volta Marina Pierri
“Scavare, insegnare e celebrare il femminile attraverso le storie è, nell’ambito della nostra emergenza climatica, una questione di sopravvivenza umana. Il momento in cui iniziamo a immaginare un nuovo mondo e a condividerlo con altre persone attraverso una storia è il momento in cui un nuovo mondo può effettivamente arrivare.”
FONTI ED APPROFONDIMENTI
“Il femminile nella fiaba” di Marie-Louise von Franz
“Eroine” di Marina Pierri
“Il viaggio dell’eroina” di Maureen Murdock
“Il pericolo di un’unica storia” di Chimamanda Ngozi Adichie
https://qz.com/603052/new-research-has-uncovered-a-disturbing-trend-about-female-characters-in-disney-movies/
https://www.researchgate.net/publication/334243672_Fictitious_Story_of_Independent_Women_Analysis_of_Main_Characters%27_Roles_in_New_Disney_Princess_Movies
https://www.nytimes.com/2020/02/07/opinion/sunday/brit-marling-women-movies.html