Con una circolare inviata il 24 giugno 2015 al personale docente di asili nido e scuole dell’infanzia, il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro ha fatto ritirare 49 testi.
Erano testi di favole che affrontavano il tema della discriminazione, concepite con l’intento di insegnare a* bambin* a rispettare la diversità.
L’amic* disabile, quell* adottat*, l’omosessualità, chi ha due mamme o due papà, chi ha origini da altri Paesi.
Accusando l’introduzione di questi testi così
“Il vizio di fondo è stata l’arroganza culturale con cui una visione personalistica della società è stata introdotta nei nidi e nelle scuole per l’infanzia di Venezia, senza chiedere niente a nessuno, neanche alle famiglie”.
Sulla questione dei libri, Brugnaro ha successivamente provato ad ammorbidire i toni ma è su un tema è stato irremovibile
“Nessun bambino sarà discriminato o trattato diversamente e sarà incoraggiata qualsiasi integrazione, ma va riconosciuta la maggioranza delle persone che hanno una mamma e un papà”.
Quindi ha rassicurato che “la stragrande maggioranza dei titoli sarebbe tornata sugli scaffali” eccetto “quelli che trattano delle questioni di genere o delle diverse tipologie di famiglia”.
I libri giudicati “tabù” rientravano nel progetto “Leggere senza stereotipi” promosso nel 2014 da Camilla Seibezzi, allora consigliera comunale con delega ai diritti civili.
“L’elenco – lo ha ripetuto tante volte – è stato composto da psicopedagist*, professor* di diverse università italiane, rappresentanti del mondo associazionistico e bibliotecar* della nostra città”.
La mossa del sindaco di Venezia ha sconvolto scrittori/trici/*, editor*, bibliotecar* e molt* psicolog*. Sono tornati in mente i tempi più bui della nostra storia, quando il diritto di espressione era negato e la stampa di libri e la diffusione delle informazioni contrarie ad una certa propaganda vietata.
I libri incriminati da Brugnaro, qualche esempio:
- “Piccolo uovo” di Francesca Pardi, sulle famiglie eterosessuali, adottive, omogenitoriali, con genitor* single o ricorsi alla fecondazione assistita.
- “Il pentolino di Antonino” di Isabelle Carrier. Racconta di un bambino disabile ed emarginato che smette di avere paura degli altri quando una persona speciale gli dimostra che anche lui ha delle capacità.
- “Pezzettino” di Leo Lionni. Parla di un bambino piccolino, diverso dai suoi amici grandi e forti, che è alla ricerca della sua identità e alla fine impara ad accettarsi per quello che è.
- “Piccolo blu e piccolo giallo”, firmato dallo stesso autore. E’ la storia di un bambino blu che diventa amico di un bambino giallo e quando giocano insieme diventano verdi. L’amicizia, è la morale, supera le barriere etniche, culturali, sociali e anziché togliere qualcosa alla nostra identità la arricchisce.
Teoria del gender è un neologismo coniato in ambienti conservatori cattolici negli anni ’90 per riferirsi in modo critico agli studi di genere. Si sostiene che tali studi nascondano un progetto mirante alla distruzione della famiglia eterosessuale e di un supposto «ordine naturale» su cui fondare la società.
In sostanza l’espressione teoria del gender è un termine usato spesso in opposizione ai movimenti femministi e LGBTQI+ .
Al gender viene imputato di propagandare l’inesistenza della differenza tra i sessi biologici, da ciò discendendo la variabilità del proprio sesso a piacimento.
Tale costruzione mescola elementi propri della sociologia costruzionista (il genere e i ruoli sociali come costrutti della società), degli studi di genere, della teoria queer (il superamento del binarismo di genere), del femminismo (parità dei generi), finendo per disegnare un sistema di pensiero unitario che non appartiene da alcuno degli ambiti culturali e di ricerca citati.
In Italia il termine è usato anche con varianti quali: teoria gender, ideologia gender, ideologia del genere.
L’espressione fu ripresa e diffusa dal Pontificio consiglio per la famiglia quale sinonimo di ideologia tendente a svalutare la differenza e la complementarità dei sessi e usata per giustificare le unioni omosessuali.
Sia Papa Ratzinger che il suo successore Bergoglio, in più occasioni hanno utilizzato tale narrativa in chiave di denuncia dei pericoli derivanti da permissivismo verso i diritti familiari delle persone LGBT.
Diverse associazioni accademiche e ordini professionali si sono espressi ribadendo che una “ideologia” del gender semplicemente non esiste. Le intense campagne mediatiche sarebbero piuttosto da ricondurre a dinamiche tipiche delle teorie del complotto.
Significativo è il fatto che intense campagne di denuncia del presunto complotto dettato dal “gender” siano state condotte, prima in Francia e poi in Italia, esattamente in coincidenza con l’apertura di un pubblico dibattito circa il matrimonio egualitario o le unioni civili tra persone dello stesso sesso.
Secondo la filosofa Michela Marzano questa sarebbe una prova sufficiente della strumentalità di campagne basate sulla paura e sulla voluta e cercata confusione. Il vero bersaglio di queste campagne sarebbe il riconoscimento della piena dignità delle persone LGBTQIA+.
Fonti:
www.ilfattoquotidiano.it 2015/08/18
Sara Garbagnoli, «L’ideologia del genere»: l’irresistibile ascesa di un’invenzione retorica vaticana contro la denaturalizzazione dell’ordine sessuale, in AboutGender, vol. 3, n. 6, Genova, pp. 250-263
Lorenzo Bernini, La “teoria del gender”, i “negazionisti” e la “fine della differenza sessuale”, in AboutGender, vol. 5, n. 10, 2016, pp. 367-381
“Tutti pazzi per il gender”, di Chiara Lalli, FANDANGO, 2016
“Mamma, papà e gender”, di Michela Marzano, UTET Edizioni, 2015