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Omofobia interiorizzata

Immagina di essere una persona omosessuale. Le esperienze di stress che potresti sperimentare nella tua vita non si fermerebbero agli episodi di omofobia vissuta, bensì coinvolgerebbero anche una serie di disagi psicologici.

Una delle dimensioni di questi minority stress è lo stigma percepito.

Tipicamente, si traduce nella paura delle conseguenze dell’essere identificat* come non eterosessuali (es. potresti non fare coming out o non tenere sempre la mano per strada al* partner, per via delle aspettative su ciò succederà).

Un’altra dimensione è l’omofobia interiorizzata, descritta come

“l’insieme di sentimenti e atteggiamenti negativi che una persona omosessuale può provare nei confronti della propria omosessualità”.

In questi casi, la cultura omofoba che ci circonda permea dentro di noi ad un livello tale da farci provare disagio o disprezzo verso il nostro stesso orientamento sessuale, rendendo così difficile il percorso di accettazione o l’espressione libera e quotidiana di sé.

Mentre alcune persone non sperimentano o sperimentano di rado questi sentimenti, altre vivono questa conflittualità in modo più intenso o persistente.

La cultura omofoba che innesca questo meccanismo dipende dal contesto in cui si vive e vede protagonisti familiari più o meno di supporto, amic* e conoscenti con cui ci relazioniamo, giornalist* e social attraverso cui conosciamo esperienze e opinioni altrui.

Tanto più il contesto è intollerante verso il nostro orientamento sessuale, tanto più potremmo volerci allontanare dalla nostra omosessualità, percepita come causa di inferiorità (“è una brava persona, però è gay”).

Inoltre, il grado di omofobia interiorizzata non dipende solo da fattori sociali e familiari, ma anche dai tratti della personalità del singolo.

Per individuare e superare la propria omofobia interiorizzata si può chiedere il supporto di un* psicolog*, così da uscire dai meccanismi di accettazione più o meno inconsapevole dei pregiudizi presenti nella società.

Anche le persone omosessuali possono provare sentimenti di omofobia

Nonostante le cose sembrino non poter coesistere, in caso di omofobia interiorizzata si prova un disagio psicologico caratterizzato da sentimenti negativi verso la propria omosessualità, a causa dell’interiorizzazione dello stigma che si percepisce intorno a sé.

Accettare, dichiarare e vivere il proprio orientamento sessuale sono processi personali e relazionali, che vengono inevitabilmente influenzati dal contesto in cui ci troviamo. Alla componente emotiva viene spesso riservata minore attenzione, quasi dimenticando che le conseguenze dell’omofobia non si limitano alle discriminazioni e alle violenze.

Alcune delle caratteristiche associate all’omofobia interiorizzata (citando gli studi di Lingiardi e Nardelli, 2014) sono:

  • Scarsa accettazione e stima di sé, che può raggiungere la forma dell’odio di sé
  • Sentimenti di incertezza, inferiorità e vergogna
  • Incapacità di comunicare agli altri il proprio orientamento
  • Convinzione di essere rifiutati a causa della propria omosessualità
  • Identificazione con gli stereotipi denigratori

Le pseudo-diagnosi amatoriali sull’omofobia interiorizzata non sono mai una buona idea: è sempre più appropriato rivolgersi ad un* psicolog*.

Possiamo dare degli spunti con alcune delle affermazioni tipiche (citando gli studi di Montano, 2003, 2004) dell’omofobia interiorizzata:

  • “Provo sensi di colpa dopo avere fatto atti omosessuali”
  • “Mi infastidiscono i gay e le lesbiche che mostrano in pubblico la loro omosessualità”
  • “A volte vorrei essere eterosessuale”
  • “Mi sentirei a disagio a essere vist in un locale per omosessuali”

Anche all’interno della comunità LGBTQIA+ mainstream l’omofobia è presente e bisogna ammetterlo senza ipocrisia.

È omofobia lo stigma riservato, ad esempio, ai ragazzi gay giudicati troppo poco virili.

Non parliamo però qui di omofobia interiorizzata, perché potrebbe non riguardare la propria omosessualità, ma solo la presenza di espressioni diverse all’interno della comunità (es. “sono gay, ma lui è troppo”).

Cosa significa per una persona omosessuale leggere sui social centinaia di commenti omofobi?

Questi potrebbero accumularsi nei pensieri costruendo l’idea che ci sia qualcosa di sbagliato in l*i, fino a portarl* a provare disagio per il suo orientamento sessuale.

  • “L’omosessualità è una scelta”
  • “Essere gay è contronatura”
  • “I gay sono tutti superficiali e senza morale”
  • “Le lesbiche sono maschi mancati”
  • “I Gay pride sono carnevalate oscene”

Cosa possiamo fare per ridurre i minority stress (disagi psicologici delle minoranze)? Possiamo parlarne e condividere contenuti, impegnarci nel non dare per scontato che tutte le persone siano eterosessuali e contribuire attivamente nella lotta all’eterosessismo.

Anche dire la propria sotto post/commenti omofobi aiuta le persone omosessuali ad entrare in contatto con narrazioni differenti.

DISCLAIMER: per necessità comunicative e coerenza con le fonti consultate, l’articolo fa riferimento prevalentemente all’omosessualità. Ciò nonostante, considerazioni simili possono essere fatte per tutte le persone non eterosessuali.

Per una trattazione più estesa ed esaustiva del fenomeno vi invitiamo a consultare le fonti citate.

FONTI:
Istituto A.T. Beck
Linguardi, V. e Nardelli, N. (2014). Linee guida per la consulenza psicologica e la psicoterapia con persone lesbiche, gay, bisessuali.
Montano et al., 2003, 2004
Guidapsicologi.it
Gaypost.it
Stateofmind.it

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