Le “molestie da strada” sono un fenomeno che come altri interessa sia uomini che donne. Nonostante ciò, le statistiche parlano chiaro: la percentuale più alta (76%) di vittime è di genere femminile. Gli uomini che subiscono il catcalling (35%) nella maggior parte dei casi lo sperimentano nella forma di insulti omofobici o transfobici. Il tutto è sintomatico della natura intrinsecamente patriarcale del fenomeno.
Nel 2014 è stato condotto uno studio sul tema dalla Cornell University insieme all’associazione Hollaback! (@ihollagram) a proposito di come il catcalling si manifesta e influenza l’atteggiamento delle donne in tutto il mondo.
In particolare, la ricerca ha rilevato che il 71% delle donne italiane è stata vittima di catcalling almeno una volta nella vita e che su 1500 donne intervistate il 28,5% ha subito questo tipo di molestia per la prima volta tra i 13 e i 14 anni.
Uno dei risultati più agghiaccianti dello studio riguarda l’alta percentuale dei casi in cui la molestia si è svolta senza che i testimoni presenti intervenissero in aiuto della vittima. Anche in questo caso, in realtà, tale dato è perfettamente in linea con la diffusa idea che queste “attenzioni” siano assolutamente normali, goliardiche ed anzi fisiologiche.
Dunque, quali sono le soluzioni?
Sicuramente una, la più efficace nel breve termine, è quella di creare una fattispecie di reato ad hoc che criminalizzi il fenomeno una volta per tutte. Nel 2018 in Francia la ministra per le Pari Opportunità Schiappa ha proposto una legge, poi approvata, che multa in un range da 90€ a 1500€, a seconda della gravità, la molestia da strada. La stessa legge prevede, inoltre, che a sanzionare i molestatori debbano essere le forze dell’ordine tenute ad intervenire sul posto in soccorso della vittima.
Parallelamente ad un intervento legislativo è auspicabile investire nell’educazione delle nuove generazioni, per cercare di eradicare una mentalità che identifica ancora le donne come oggetti passivi dello sguardo maschile.
Almeno una volta nella vita ti sarà sicuramente capitato di essere per strada da sola, camminare tranquillamente per i fatti tuoi, magari anche particolarmente orgogliosa dell’outfit scelto, e sentire all’improvviso un fischio seguito da frasi del tipo:
“Ehi bella, me lo fai un sorriso?”
” Mamma mia che bona”
” Che ti farei!”
” Come lecchi bene quel gelato!”
” Che bel culo!”
Di solito la scena è corredata dalle facce di uomini sogghignanti che si danno pacche d’approvazione l’un l’altro per l’illuminata combinazione di parole scelte.
Se hai familiarità con un simile scenario, hai quasi certamente subito o hai assistito ad un episodio di “Catcalling”.
Con questa espressione, infatti, ci si riferisce a quell’insieme di molestie verbali, subite per strada e/o nei luoghi pubblici, che comprendono commenti di cattivo gusto e frasette solo all’apparenza innocue ma anche fischi, sguardi insistenti, e via dicendo.
La tendenza comune dinanzi a questi episodi è quella di minimizzare il tutto.
Se hai subito una “molestia da strada” avrai anche probabilmente sentito queste frasi a seguito del tuo racconto:
“Ma dai, quante storie. Ti ha solo fatto un complimento.”
” Dovresti essere felice che gli uomini ti notino, sarebbe brutto il contrario”
” Ma sì sono goliardie da ragazzi, fattela una risata”
” Forse avevi un po’ troppa pelle scoperta?”
” A me non dà fastidio se mi fanno dei complimenti per strada”
” E ma allora a voi donne non si può dire più nulla!”
Bene, se hai sperimentato un episodio di Catcalling voglio rassicurarti: quella sensazione di profondo disagio, di paura mista a senso di colpa, come se in qualche modo ti sentissi sporcata da quei commenti, è assolutamente reale, legittima e condivisa da altre donne che ne hanno fatto esperienza.
No, non sei impazzita. No, non sei ipersensbile. No, non hai un problema ad accettare i complimenti. No, non dovevi vestirti in un altro modo.
Il catcalling è una molestia a tutti gli effetti e come tale ha delle conseguenze che si ripercuotono sulla vita quotidiana di chi la subisce.
In Italia gli studi evidenziano che a fronte di uno o più di tali episodi le vittime
- evitano le zone dove hanno subito il catcalling,
- scelgono di non uscire la sera,
- a causa della molestia hanno fatto ritardo a scuola o al lavoro,
- ammettono di aver desiderato cambiare casa o città,
- hanno rifiutato un lavoro,
- hanno cambiato modo di vestire o di socializzare
- ecc.
In generale è rilevante la percentuale di chi afferma che le molestie in strada cambiano il modo di vivere le relazioni personali, oltre a causare ansia, depressione e bassa autostima.
In linea di massima, sembra assurdo ripeterlo, ma la colpa non è di chi subisce il Catcalling che ha tutto il diritto di pretendere che le molestie cessino immediatamente o di scegliere di non reagire o qualsiasi altra strategia ritenga utile per sè.
Inoltre, è bene sottolineare che questi commenti non hanno mai nulla di innocente e sono sempre a sfondo sessuale. Perché, altrimenti, non vengono mai rivolti ad una donna in compagnia di un uomo? Ci avete mai fatto caso?
Qual è il problema alla base?
Proviamo a riflettere leggendo parole del Dr. Morelli a RTL 102.5
“Se una donna esce di casa, e gli uomini, non le mettono gli occhi addosso, deve preoccuparsi, perchè vuol dire che il suo femminile non è presente in primo piano. Puoi fare l’avvocato o il magistrato e ottenere tutto il successo che vuoi ma il femminile in una donna è la base su cui avviene il processo. Il femminile è il luogo che suscita il desiderio. Le donne lo sanno bene, perchè se la donna non si sente a suo agio con un vestito, torna in casa a cambiarselo. La donna suscita il desiderio, guai se non fosse così”
Questa citazione è la traslazione aulica di quello stesso pensiero diffuso che legittima il Catcalling.
La libertà di urlare “Ciao bella” si ricollega all’idea che flirtare sia un diritto inalienabile dell’uomo il quale manifesta così ancora una volta il suo potere sul corpo femminile. Il fatto che un uomo si senta in diritto di poter dire cosa ne pensa di una donna che cammina per strada, senza un contesto, senza una presentazione o un saluto è sintomatico del pensare che il metro di giudizio del corpo di una donna è il desiderio e il piacere maschile. Non solo, l’infelice destinataria di questi commenti ha il dovere di essere interessata all’opinione di chi le rivolge attenzioni se non addirittura di essergli riconoscente. Se ciò non accade, ella sta modificando le regole del gioco e dunque …
“Guarda che non ce l’hai solo tu”
FONTI
“Sei modi in cui in Italia ancora oggi si sminuisce il catcalling” – Vice
“Il 71% delle donne è stato vittima di catcalling, uno studio ne svela le conseguenze” – Marika Moreschi, Ultima Voce
“Cornell International Survey on Street Harassment” – Cornell University & Hollaback!