Cosa hanno in comune Bill Gates, le connessioni 5G e il Covid-19?
Nulla, se non fosse per le recenti teorie complottiste secondo le quali sarebbero ingranaggi di un piano di controllo globale.
Quello del 5G è sicuramente un tema che si presta ad accesi dibattiti sugli effetti e sulla sua pericolosità, vuoi perché si tratta di una tecnologia complessa e difficile da comprendere, vuoi perché negli anni sono emerse diverse notizie, quasi tutte non verificate, che hanno messo in all’erta sull’uso prolungato di tecnologie apparentemente simili.
Il 5G è la quinta generazione in ambito di telefonia mobile e cellulare che promette un accesso alla rete particolarmente efficiente e l’accelerazione, quindi, dei progetti di Internet of Things.
La tecnologia, per funzionare, ha bisogno di “celle” diffuse, che coprano l’intero territorio. Per avere un’altissima velocità di trasferimento dati è necessario utilizzare celle con frequenze radio alte, che però coprono uno spazio più limitato rispetto a celle meno efficienti in termini di velocità. In altre parole, invece di avere un’unica grande cella che copre una vasta area, si hanno molte piccole celle con un raggio ridotto. In realtà, il 5G può essere e viene perlopiù implementato con celle a frequenze medie che assicurano ugualmente alta velocità, pur coprendo un’area con diversi km di raggio.
Niente antenne sopra ogni tetto, quindi.
Un altro aspetto chiave è la cosiddetta latenza offerta dal 5G, ovvero il tempo che passa dal lancio del segnale alla sua recezione; si parla di alcuni millisecondi e questo permetterebbe ai diversi dispositivi di comunicare tra loro in tempo quasi reale, aspetto fondamentale, ad esempio, per la guida autonoma.
La superiorità del 5G rispetto all’attuale 4G sta anche nel numero di dispostivi che possono essere collegati contemporaneamente (la c.d. densità).
È come passare da un rubinetto ad un acquedotto: meno sovraccarico e più affidabilità.
In Italia il Governo ha incassato 6,5 miliardi per l’assegnazione dei diritti d’uso delle frequenze ai diversi operatori e siamo tra i primi paesi europei per stato d’avanzamento dei lavori.
Una domanda fa storcere il naso a molti: quali effetti ha il 5G sulla nostra salute? Sentir parlare di onde ad alta frequenza ci fa pensare ad effetti simil-microonde e cena riscaldate.
Mettiamo un punto: non sono stati provati scientificamente effetti dannosi del 5G sulla nostra salute (si vedano le dichiarazioni dell’AIRC, dell’ISS e dell’OMS).
Le preoccupazioni, legittime se non altro in ottica precauzionale, sono state parzialmente risolte da numerosi studi e dalle linee guida per l’utilizzo del 5G sviluppate dalla Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni non Ionizzanti (ICNIRP), il cui rispetto garantirebbe assoluta sicurezza.
Le ricerche condotte dall’Istituto Ramazzini e dall’NTP sul rapporto tra tumori e radiofrequenze nei ratti, citate spesso da chi si oppone al 5G, non sono state validate dalla comunità scientifica internazionale, in quanto portano risultati “statisticamente non significativi” o comunque non paragonabili all’uomo.
Chi si oppone parte dal presupposto che l’onere della prova stia ai fornitori del servizio, che dovrebbero dimostrare che non ci sono effetti collaterali (un po’ come già avviene per i farmaci). Fino a quando non ci saranno risposte certe, ovvero fino a quando non si dimostrerà che è totalmente innocua, chiedono cautela, ovvero bloccare questa tecnologia e restare con le precedenti.
Si chiede così una probatio diabolica, che richiederebbe decenni di studi (alcuni dei quali però già avviati) e che ha effetti pesanti anche sull’innovazione e lo sviluppo del nostro Paese.
Oggi più che mai l’Italia ha bisogno di investire nelle tecnologie del futuro se non vuole essere schiacciata dagli altri Paesi. Stiamo infatti parlando di una tecnologia strategica, un ingranaggio senza il quale non è possibile sfruttare altre innovazioni.
FONTI:
arpae.it
https://www.dday.it/redazione/35550/antenne-5g-italia-virus-scienza-salute
https://www.dday.it/redazione/33739/5g-cellulari-tumori-studio-istituto-ramazzini
https://www.icnirp.org/en/applications/5g/index.html
https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/2020/07/Nota-divulgativa-5G-luglio-2020.pdf