Il commercio equo e solidale, o fair trade, nasce come reazione alla politica economica liberista (free trade) varata alla fine della Seconda Guerra Mondiale dalle potenze alleate durante la conferenza di Bretton Woods (1944). Il suo scopo è agevolare l’accesso al mercato dei piccoli produttori dei Paesi in via di sviluppo (principalmente contadini e artigiani), altrimenti marginalizzati dalle imprese dei Paesi altamente industrializzati. Il Commercio Equo e Solidale è una partnership commerciale fondata sul dialogo, la trasparenza e il rispetto, che cerca di stabilire una maggiore equità nel mercato internazionale.
Contribuisce ad uno sviluppo sostenibile offrendo migliori condizioni commerciali ed assicurando i diritti de* produttor* e dei lavorator* svantaggiat* del Sud del mondo.
Gli obiettivi del Commercio Equo e Solidale
• lavorare con produttor* e lavorator* svantaggiat* per aiutarli a passare da una condizione di vulnerabilità a una situazione di sicurezza e autosufficienza economica;
• renderli protagonist* nelle loro organizzazioni;
• giocare un ruolo attivo nel più ampio scenario globale per raggiungere una maggiore equità del commercio internazionale.
I criteri del Commercio Equo e Solidale
• pagare un prezzo equo (minimum price) tale da consentire loro e alle loro famiglie di soddisfare i bisogni essenziali e di raggiungere un livello di vita dignitoso;
• pagare un premio (Fairtrade premium) che i produttor* devono utilizzare in progetti di sviluppo sociale;
• fornire ai più più svantaggiati un prefinanziamento che consenta loro di sostenere i costi di produzione, senza essere costrett* ad indebitarsi;
• creare una collaborazione durevole tra importator* e produttor* basata sul rispetto reciproco;
• favorire l’importazione diretta per remunerare al meglio produttor* e artigian*;
• la produzione avviene nel rispetto dell’ambiente promuovendo l’agricoltura biologica e privilegiando processi a basso impatto ambientale dalla coltivazione alla distribuzione.
La prima iniziativa connessa a questo tipo di commercio risale al 1946, quando una signora americana in vacanza a Porto Rico, Edna Ruth Byler, colpita dalla miseria delle donne del posto che lottavano contro la povertà per sfamare i/le propr* figl*, iniziò una campagna per aiutarle rivendendo i tessuti da loro ricamati a vicin* e conoscent*. Da tale iniziativa nacque Ten Thousand Villages, un’organizzazione non profit tuttora operante, che compra prodotti manufatti da centinaia di piccol* artigian* per aiutarli ad acquistare un’indipendenza economica. La filosofia sottesa al movimento equo e solidale è trade, not aid (commercio, non aiuti), nella persuasione che la povertà non vada combattuta solo inviando denaro o generi di primo soccorso, ma anche promuovendo progetti per stimolare la crescita economica dei Paesi del Terzo mondo.
Il commercio equo e solidale ha ricevuto espressa tutela internazionale grazie alla Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite (1948), secondo la quale «ogni individuo che lavora ha diritto ad una
remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia un’esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, da altri mezzi di protezione sociale» (art. 23, comma 3).
Il marchio Fairtrade, attraverso il sistema di certificazione internazionale, garantisce che i prodotti con il suo simbolo, che trovi al supermercato, nelle Botteghe del Mondo, nei distributori automatici e in altri luoghi di consumo, siano stati lavorati senza causare sfruttamento e povertà in Asia, Africa, America Latina e siano stati acquistati secondo i criteri del Commercio Equo e Solidale.
Tale marchio:
- prevede il riconoscimento al/alla piccol* imprenditor* di un prezzo minimo garantito e stabile, cioè indipendente dalle fluttuazioni di mercato, che gli/le permetta anche di accedere a investimenti per lo sviluppo della sua impresa;
- promuove l’uguaglianza di genere: il contributo delle donne nel processo produttivo viene tutelato e valorizzato, sia in termini di retribuzione sia in termini di partecipazione al processo decisionale;
- dedica particolare attenzione al lavoro minorile, al fine di assicurare che la partecipazione de* bambin* non ne leda la sicurezza, la salute, il benessere, l’educazione, il diritto al gioco;
- impone che i prodotti siano eco-sostenibili, ovvero che seguano pratiche responsabili dal punto di vista ambientale;
- pratica la trasparenza dei prezzi, attraverso un’informazione dettagliata disponibile sull’etichetta del prodotto volta a giustificare il maggior prezzo pagato dal* consumator* rispetto a quello di mercato, informandolo suoi relativi costi di produzione (prezzo percepito direttamente dai produttor*, costi di trasporto, dazi doganali, costi della lavorazione del prodotto, margine commerciale del* dettagliante, imposte).
Comprando un prodotto equosolidale contribuiamo a un mercato più giusto e a un mondo migliore.
COMMERCIO EQUO E SOLIDALE
BUONO PER CHI LO PRODUCE,
BUONO PER CHI LO CONSUMA.
BUONO PER CAMBIARE IL MONDO
Fonti: