Il 4 giugno scorso è stato aggiornato l’Environment performance index (Epi). L‘EPI è un indice che offre una panoramica dettagliata sul livello di sostenibilità ambientale in giro per il mondo.
Sulla base di 32 indicatori (tra cui qualità dell’aria, esposizione a metalli pesanti, buono stato delle acque, trattamento dei rifiuti e quantità di CO2 e metano emessi nell’atmosfera). Si è stilata una “classifica” che vede l’Italia al ventesimo posto per sostenibilità ambientale (su 180 Paesi).
Il primo posto è occupato dalla Danimarca, a cui seguono gli altri Paesi del nord Europa.
Il 27 settembre scorso si è celebrato il “World rivers day”, così come accade da quindici anni a questa parte.
Era il 2005, infatti, quando venne creata la “Giornata mondiale dei fiumi”. Con lo scopo di proteggerli e di sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo la loro gestione.
Purtroppo qualcosa è andato storto e l’inquinamento, negli anni, ha colpito anche i fiumi.
In Italia, per esempio, solo il 40% dei corsi d’acqua presenti sul territorio è in buono stato ecologico.
Nonostante il dato allarmante il WWF afferma che
“continuano ad essere autorizzati dalle Regioni interventi di taglio indiscriminato della vegetazione ripariale e/o di dragaggio degli alvei con la scusa di renderli più sicuri”.
Azioni, queste, in netto contrasto con le direttive europee. E in particolare con la recente ‘Strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030’, che ha proprio come scopo il ripristino degli ecosistemi naturali.
Nella nostra mente però sono nitide le immagini di qualche mese fa.
Era aprile, in piena quarantena, quando le acque del Po, della laguna veneziana, del Sarno e di tantissimi altri specchi d’acqua hanno riacquisito una limpidezza ormai perduta, e quasi impensabile.
Un equilibrio durato giusto qualche settimana.
Equilibrio rotto dalla repentina crescita dell’inquinamento. Generalmente favorito dall’assenza o dalla non funzionalità degli impianti di depurazione.
Altri elementi che hanno contribuito sono i frequenti “scarichi abusivi” e la creazione di dighe e barriere, imputate di alterare il delicato equilibrio degli ecosistemi.
E proprio l’eliminazione o l’adeguamento delle barriere artificiali rientra tra gli obiettivi prefissati per raggiungere percentuali più alte dell’attuale 40% entro il 2030.
Nel frattempo però viviamo una situazione che, oltre ad essere un pericolo per la salute dell’uomo e della Terra, rappresenta per il nostro Paese anche la causa di diverse sanzioni da parte dell’Unione Europea (Decine di milioni di euro l’anno).
Il cambiamento verso un mondo sostenibile non è più rimandabile: il futuro è adesso.
–https://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/natura/2020/09/27/wwfin-italia-solo-40-fiumi-in-buono-stato-ecologico_806cdc42
–https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/08/13/mari-e-laghi-italiani-lanalisi-di-legambiente-inquinato-un-punto-su-3-la-mala-depurazione-ci-e-gia-costata-25-milioni-di-multa-ue/5385980/
– https://epi.yale.edu/epi-results/2020/component/epi