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Lockdown e crisi ambientale

I prossimi mesi saranno – scusate per l’ansia – cruciali. Perché in base a come i governi dei vari Paesi decideranno di agire dopo la crisi causata dal Covid-19 dipenderà l’andamento delle emissioni dei prossimi anni. Una crisi che potrebbe rivelarsi l’opportunità perfetta per far partire finalmente questa tanto chiacchierata economia green – oppure l’ennesima scusa per non affrontare la catastrofe climatica.

Le emissioni che abbiamo “risparmiato”, ovvero che non abbiamo emesso durante i mesi di lockdown, potrebbero darci un falso senso di tranquillità. “Vabbè tanto per quest’anno siamo a posto con la riduzione delle emissioni, no?”. Ecco, no.

Proprio per questo abbiamo bisogno di un’azione politica decisa che miri a tagliare progressivamente le emissioni. Le Nazioni Unite ci dicono che dovremmo diminuire le nostre emissioni del 7,6% ogni anno. Attualmente, nemmeno con una pandemia in atto e dopo estenuanti mesi di quarantena, non riusciamo a raggiungere questa cifra.

Una recente ricerca pubblicata su Nature Climate Change afferma che le emissioni di gas serra risparmiate quest’anno a causa dell’epidemia di Covid-19 avranno un effetto irrisorio sull’andamento del riscaldamento globale. L’effetto diretto delle nostre quarantene, affermano gli/le scienziat*, porterebbe a un abbassamento della temperatura media globale di appena 0,01 gradi. 

Molto più potente potrebbe invece essere un effetto indiretto della pandemia.

Se i politici decidessero di includere delle strategie “green” nei piani di ripartenza dopo la crisi dovuta al coronavirus, si riuscirebbe a raggiungere una non ininfluente riduzione dell’innalzamento della temperatura media globale di 0,3 gradi.

Già diversi mesi fa il direttore esecutivo dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA), Faith Birol, aveva detto

“This year is the last time we have, if we are not to see a carbon rebound”. 

Parliamo di rebound effect (effetto rimbalzo in italiano) quando si ha una riduzione del beneficio atteso dall’introduzione di una nuova tecnologia per via di una risposta comportamentale inefficiente.

Facciamo un esempio.

Avete presente quando mettete una lampadina a basso consumo energetico e poi pensate: “Vabbè tanto consuma poco, posso lasciarla accesa”? Ecco. 

Quindi se l’introduzione di una nuova tecnologia mirava a una riduzione delle emissioni del 5% e la riduzione reale è stata del 3% a causa del comportamento umano, vuol dire che quel 2% mancante se l’è “mangiato” il rebound effect. Una cosa simile rischia di accadere con le emissioni post-covid. 

Nella corsa alla ripresa economica, alcuni politici potrebbero sacrificare l’ambiente (vedi Trump che allenta la stretta sui limiti massimi di emissioni), perché abbiamo l’illusione di aver “risparmiato” abbastanza emissioni per quest’anno. 

In realtà si stima che le emissioni di CO2 caleranno solo del 4-7% rispetto al 2019 (in base a come andranno i prossimi mesi), mentre l’UNEP (United Nations Environmental Programme) ci dice che le emissioni dovrebbero calare del 7,6% all’anno da qua al 2030 se vogliamo avere qualche chance di rimanere sotto gli 1,5 gradi di riscaldamento. 

Ripetiamolo: mettere in quarantena il mondo intero non è bastato per raggiungere il livello di riduzione delle emissioni necessario a rimanere sotto la soglia degli 1,5 gradi. Per questo ci serve un’azione politica decisa, e ci serve ORA.

Fonti

Yelena Mitrjushkina

Forster, P.M., Forster, H.I., Evans, M.J. et al. “Current and future global climate impacts resulting from COVID-19”. Nat. Clim. Change (2020)

Le Quéré, C., Jackson, R.B., Jones, M.W. et al. “Temporary reduction in daily global CO2 emissions during the COVID-19 forced confinement”. Nat. Clim. Change (2020)

UNEP (2019). “Emissions Gap Report 2019. Executive summary”. United Nations Environment Programme, Nairobi – https://www.unenvironment.org/resources/emissions-gap-report-2019

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