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Oltre il Tabù: il menarca vissuto dallɜ bambinɜ di ieri e oggi

Il menarca, la prima mestruazione, rappresenta una tappa cruciale nella vita di ogni bambinə, un momento di transizione che segna non solo un cambiamento biologico ma anche e soprattutto un carico emotivo e psicologico.

Ad oggi, anche se in maniera molto lenta e precaria, grazie ai progressi nell’educazione sessuale e alla maggiore apertura verso i temi legati al corpo, moltiɜ bambiniɜ possono affrontare l’arrivo del menarca in modo più sereno rispetto alle generazioni precedenti. Ma quanto è davvero cambiata tale esperienza rispetto al passato? In questo articolo esploreremo, passo dopo passo, l’evoluzione di come viene vissuto il menarca e quali barriere rimangono ancora da superare a causa di retaggi culturali legati alle mestruazioni.

Ieri: il menarca attraverso le generazioni passate

Fino a pochi decenni fa, il menarca è stato spesso considerato un’esperienza confusa, silenziosa e solitaria. Il corpo iniziava a cambiare senza che ci fosse un’adeguata informazione o preparazione. Le famiglie, soprattutto in contesti più tradizionali, tendevano a non discutere apertamente di sessualità o ciclo mestruale. Questo silenzio, di conseguenza, creava un senso di vergogna e/o paura intorno alle mestruazioni (ancora oggi chiamate erroneamente “ciclo” in riferimento al sangue) come descritto da molte autrici tra cui Goliarda Sapienza, scrittrice siciliana, nel suo romanzo Lettera aperta (1967).

Il racconto di Sapienza ci ricorda quanto importante sia parlare del corpo femminile senza vergogna o segretezza. La sua esperienza sul menarca potrebbe sembrare distante nel tempo, ma in realtà è ancora rilevante per moltiɜ bambiniɜ di oggi che vivono la fase mestruale come qualcosa di scomodo o imbarazzante. 

“Il sangue che mi scendeva tra le gambe non mi spaventava, ma il silenzio delle donne attorno a me sì. Era come se quel segreto mi fosse stato imposto, senza spiegazioni, senza parole.”

Questa frase sottolinea non solo il peso del silenzio culturale attorno alle mestruazioni e l’impatto che può avere sul vissuto delle persone con utero, ma anche un più ampio contesto culturale che vedeva la sessualità come un argomento tabù.

Con l’ondata del femminismo negli anni ’70, si è cominciato a parlare apertamente di sessualità e del corpo femminile. Le femministe hanno infatti priorizzato il tema delle mestruazioni andando oltre il suo mero significato biologico, definendolo come parte integrante del concetto di autodeterminazione. In questo contesto, le prime pubblicazioni e i gruppi di autocoscienza hanno incoraggiato  le persone aventi utero a confrontarsi sulle loro esperienze mestruali, cercando di scardinare il senso di vergogna sociale.

Negli anni ’90, si cominciò a discutere di educazione sessuale nelle scuole italiane, anche se in maniera disomogenea e con grandi resistenze. La legge n. 405 del 1975, che istituiva i consultori familiari, includeva una componente educativa rivolta allɜ adolescentɜ, ma la sua attuazione nelle scuole era molto limitata. Di conseguenza, il ciclo mestruale rimase un argomento marginale e spesso trattato in maniera molto tecnica, senza un reale coinvolgimento emotivo o approfondimento a livello olistico. Ancora una volta, la famiglia continuava ad essere il principale luogo di educazione con vari gradi di efficacia e preparazione, rischiando così di continuare a tramandare falsi miti in merito da una generazione all’altra.

Oggi: il menarca è l’evoluzione dell’educazione mestruale

Ad oggi, nonostante i passi in avanti compiuti, l’educazione sessuale, e ancor meno quella mestruale, non è stata resa obbligatoria all’interno del curriculum scolastico italiano, il che significa che l’accesso a informazioni complete e aggiornate dipende dalle singole scuole e regioni, molte delle quali purtroppo le attribuiscono una scarsa rilevanza. Malgrado ciò, è altrettanto vero che vengono realizzate iniziative che mirano a normalizzare il ciclo mestruale e a fornire alliɜ bambiniɜ strumenti per comprendere meglio il loro corpo. 

Alcuni programmi scolastici attuali includono discussioni sulla salute mestruale, ma la disomogeneità nell’implementazione lascia spazio a margini di miglioramento. Lɜ bambinɜ di oggi hanno tuttavia a disposizione maggiori strumenti educativi rispetto al passato; infatti, grazie a Internet e ai social media l’accesso alle informazioni sul ciclo mestruale è più ampio ed  espone ad un attivismo che promuove la consapevolezza mestruale. Iniziative come quelle contro la Tampon Tax o la condivisione di contenuti educativi sui cicli mestruali offrono una visione più positiva e inclusiva delle mestruazioni. Piattaforme come Instagram o TikTok sono spesso utilizzate per rompere il silenzio su questo argomento e favorire la condivisione di esperienze tra coetanɜ.

Oltre il silenzio: verso l’empowerment mestruale 

Rispetto al passato, attualmente ci sono maggiori opportunità di supporto emotivo e sociale. Le scuole, i consultori e le famiglie progressiste sono più attente ai bisogni delle bambine che affrontano il menarca, offrendo uno spazio per discutere apertamente delle emozioni e delle preoccupazioni legate a questa esperienza. Resta comunque fondamentale sensibilizzare ulteriormente genitorɜ ed educatorɜ affinché possano offrire un supporto costante e informato. Ad ogni modo, ancora oggi non tuttiɜ liɜ bambiniɜ vivono un’esperienza di educazione adeguata o completa. Alcuniɜ di loro potrebbero ancora sentirsi imbarazzatiɜ o insicuriɜ, specialmente nei primi giorni di mestruazione. Dunque, c’è ancora molto da fare per promuovere un dialogo aperto e per fornire le risorse necessarie affinché ogni bambinə possa affrontare il menarca con fiducia.

L’educazione mestruale mira proprio a questo:  migliorare la consapevolezza, la salute e il benessere delle persone aventi utero; a contribuire a superare stigmi e vecchi tabù; e a promuovere una cultura di accettazione e rispetto del corpo. 

Alcuni degli obiettivi principali che l’educazione mestruale si propone sono:

  • Normalizzazione: Parlare del ciclo mestruale come di un processo naturale, senza vergogna o imbarazzo.
  • Rispetto delle pluralità: Riconoscere che il ciclo mestruale non riguarda solo bambine, ragazze e donne, ma tutte le persone aventi utero, incluse persone non binarie e persone trans*.
  • Empowerment: Fornire gli strumenti adeguati per comprendere il proprio corpo e prendersi cura della propria salute, incoraggiando un approccio positivo al menarca.

In conclusione, sebbene siano stati compiuti significativi progressi nell’abbattimento dei vecchi tabù legati al menarca e alle mestruazioni, il percorso verso una piena accettazione e normalizzazione è ancora in corso. È fondamentale continuare a promuovere un’educazione mestruale aperta e priva di stigma, affinché ogni bambinə possa vivere il menarca come un passaggio naturale e consapevole, e non come un momento di vergogna o disagio. 

Superare i tabù significa non solo parlare apertamente di mestruazioni, ma creare uno spazio in cui tutte le persone aventi utero si sentano accolte, valorizzate e supportate nel loro percorso di crescita.

Patrizia Chumbes Vera

Fonti:

Goliarda Sapienza, Lettera aperta (1967)

Elissa Stein, Susan Kim, Flow: The Cultural Story of Menstruation (2009)

Mendelson, T. Pussypedia (2019)

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