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Eleggere ed essere eletti al Parlamento Europeo: le diverse norme in Europa

Il processo che ha portato all’elezione diretta del Parlamento Europeo è stato lungo e mai scontato. L’Unione Europea è un’entità sui generis, che avanza nonostante diverse difficoltà: contribuire a questo progetto unico è un’opportunità di progresso sociale e democratico per i policy makers come i normali cittadini. In questo contesto, si colloca la riforma delle norme che disciplinano l’elettorato attivo e passivo europeo. 

Eduxo ha già studiato i benefici che l’abbassamento dell’età minima per essere eletti al Parlamento Europeo comporterebbe in termini di rappresentatività, inclusione e appartenenza (leggi l’articolo qui!), e da mesi studia i risultati delle riforme elettorali nei paesi europei dove sono state implementate.

Abbassando l’età minima per il voto a 16 anni nel 2007, l’Austria è diventato il primo paese in Europa ad estendere l’elettorato attivo ai minorenni, seguita l’anno dopo da Malta. Un anno in più è, invece, appena necessario per votare in Grecia. A questo (ristretto) club di paesi virtuosi si sono aggiunte e Belgio e Germania nel 2023. 

A Bruxelles, dove la Corte Costituzionale ha sancito l’obbligo di voto presente nel Paese per gli adulti e minori, 16 anni d’età sono sufficienti ai cittadini per candidarsi a qualsiasi livello rappresentativo. 

In realtà, inizialmente i sedicenni e diciassettenni belgi dovevano presentare una richiesta di voto al proprio comune di residenza ma, il 20 luglio 2023, la Corte costituzionale ha stabilito che questo requisito fosse incostituzionale. Di conseguenza, l’età per votare è ora semplicemente 16 anni, senza ulteriori requisiti.

A Berlino, l’abbassamento della soglia, ha permesso a un milione e mezzo di sedicenni e diciassettenni di votare alle elezioni europee dello scorso giugno.

Se la maggior parte dei paesi membri applica un’età minima di 18 anni, Italia e Grecia sono fra i meno virtuosi in termini di elettorato passivo: per essere eletti come Parlamentari Europei, soltanto i giovani italiani e greci devono aver compiuto 25 anni.

In particolare, in Italia l’età minima per candidarsi alle elezioni dell’Europarlamento è stabilita dalla Legge del 24 gennaio 1979, n. 18, classificandosi fra le più datate in Europa sulla materia. 

Il Parlamento Europeo è consapevole della necessità di un cambiamento, ma la scelta dell’età minima è a discrezione degli Stati, come stabilito dall’Atto relativo all’elezione dei rappresentanti e dalle leggi di applicazione nazionali. Pertanto, a maggio 2022, l’Europarlamento ha proposto un’età armonizzata di 18 anni, la quale permetterebbe “di garantire l’uguaglianza e di evitare discriminazioni nell’accesso ai diritti civili e politici più fondamentali”. Eppure, occorre attendere il ventunesimo compleanno in altri nove Stati – Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Estonia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Polonia e Slovacchia – o addirittura il ventitreesimo in Romania.

L’indirizzo politico consigliato dal Parlamento Europeo è stato seguito soltanto da alcuni Stati. In diversi momenti della loro storia politica e con differenze e  specificità tecniche, lo hanno fatto Austria, Belgio e Portogallo.

L’Austria e il Portogallo sono stati fra i primi a farlo, rispettivamente nel 2007 e 2009, allo scopo di aumentare la partecipazione politica dei giovani ed uniformare i criteri per essere eletti a livello nazionale e europeo. Il Belgio lo ha fatto nel 2024 a vantaggio dei diciottenni.

Di fronte al dinamismo modernizzante dimostrato da diversi Stati europei con le loro riforme, Eduxo continua la sua campagna di sensibilizzazione YouthPowerEU contro la staticità italiana nella riforma dell’elettorato passivo: una necessità da cui la società italiana intera potrebbe trarre benefici in termini di pluralismo generazionale, partecipazione e dialettica politica. 

La campagna, infatti, si propone lo scopo di mobilitare i policy maker italiani e la società civile per giungere all’abbassamento dell’età minima per l’elettorato passivo a 18 anni in Italia per le elezioni europee. Per farlo, è stata organizzata una campagna di advocacy, campagne di comunicazione, eventi, una petizione su change.org, partnership con ambassadors e l’interazione con stakeholder istituzionali e non, impiegando un linguaggio positivo, inclusivo e privo di schieramenti politici. L’obiettivo, infatti, non è associato ad una specifica fazione politica, ma promuove la partecipazione, la rappresentanza e l’equità di tutti i giovani cittadini europei.

Ad oggi, Italia e Grecia sono le uniche in Europa con l’età minima a 25 anni. Ritenete che la disaffezione giovanile nei confronti della politica dipenda anche dalle norme in materia di elettorato attivo e passivo?

Fonti:

https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/ATAG/2023/749766/EPRS_ATA(2023)749766_EN.pdf

https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/ATAG/2023/749767/EPRS_ATA(2023)749767_EN.pdf

https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=CELEX:41976X1008(01)

https://www.recht.bund.de/bgbl/1/2023/11/VO.html

https://www.ejustice.just.fgov.be/cgi_loi/change_lg.pl?language=fr&la=F&table_name=loi&cn=2022060106

https://www.const-court.be/public/f/2023/2023-116f.pdf

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