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L’AFFLUENZA NEGLI STATI MEMBRI ALLE ELEZIONI EUROPEE 

I dati sull’affluenza alle elezioni europee del 6-7-8 e 9 giugno 2024 e i loro risultati sono ormai consolidati. Se il dato medio europeo risulta in lieve aumento rispetto alla precedente tornata elettorale (51,08% contro 50,66% del 2019), quello italiano indica una forte diminuzione (pari al 48,3% dal 54,5%). In altri termini, come ormai (giustamente) affermato da ogni media italiano, meno di unǝ italianǝ su due ha votato. 

Un’associazione attenta alla dialettica e partecipazione politica come Eduxo non può non esprimere la propria preoccupazione di fronte a tale dato ed esortare lɜ italianɜ alla cittadinanza attiva, indipendentemente dal colore politico.

Rispetto all’ennesimo record negativo italiano, quali dati sono stati registrati nel resto del continente?

L’analisi comparata mostra valori piuttosto variegati. Se in Stati dove il voto è obbligatorio le cifre sono piuttosto elevate, come 89,82% del Belgio e 82,29% del Lussemburgo, l’obbligatorietà del voto non garantisce alta affluenza, come dimostra la Bulgaria. Sofia, che ha reso obbligatorio il voto, comunica che l’affluenza è risultata del 33,79% (dal 32,64% delle scorse elezioni), dunque ben al di sotto della media europea.

EDUXO, che da tempo propone l’abbassamento dell’elettorato passivo, nota positivamente che l’affluenza è alta nei paesi dove l’età minima per l’elettorato passivo è bassa. In Austria, Malta e Germania questa ammonta rispettivamente a 59,80%, 73% e 64,78% (da 56,30%, 72,70% e 61,38%). Eppure in Grecia, con diritto di voto a partire da 17 anni, l’affluenza si è fortemente ridotta, passando dal 58,69% del 2019 a poco più del 41%. Una forte variazione ma di segno opposto è stata registrata in Ungheria dove essa è aumentata da 43,36% a 59,45%.

Superiori al dato medio europeo sono i valori danesi, francesi, svedesi, romeni (58,25%, 51,50%, 53,40% e 52,42%) e, a sorpresa, quelli ciprioti: in quest’ultimo caso, la percentuale aumenta di quattordici punti passando da 44,99% a 58,86%.

Meno virtuosi sono i restanti Stati Membri i quali hanno comunicato livelli di affluenza al di sotto di quello medio. 

Fra questi, figurano molti paesi dell’Europa centro-orientale come Polonia (40,65% dal 45,68%), Repubblica Ceca (36,45% dal 28,72%) ma anche Slovenia e Slovacchia (precisamente 41,45% dal 28,89% e 34,38% dal 22,74%). I dati nelle tre repubbliche baltiche sono stagnanti con la spiacevole eccezione della Lituania: se in Estonia (dove è possibile votare online) i dati sono fermi a 37,60% rispetto al simile 37,60% del 2019 come il 33,82% dal 33,53% della Lettonia, in Lituania si è verificato un brusco calo dal 53,48% al 28,35%.

Votanti in diminuzione in Spagna (49,21% dal 60,73%), Danimarca (58,25% dal 66,08%) e simili al 2019 in Irlanda (50,65% contro 49,70%), Francia (51,50% contro 50,12%) e Finlandia (40,40% contro 40,80%) seppur inferiori alla media europea. Infine, valori in aumento in Portogallo (dal 30,75% al 36,54%) e Paesi Bassi (dal 41,93% al 46,20%).

Fanalino di coda è proprio l’ultimo Stato ad aver aderito all’Unione, la Croazia, con un’affluenza ferma al 21,35%, dal 29,85% del 2019.

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