Ogni anno in giro per l’Europa potete trovare le capitali europee della cultura che ci mostrano il patrimonio culturale del luogo nelle sue differenze e somiglianze con il resto d’Europa. L’iniziativa è nata il 13 giugno del 1985 dal Consiglio dei Ministri europeo su proposta della Ministra della Cultura greca Melina Merkouri, per avvicinare lз cittadinз degli Stati Membri al senso di appartenenza europea attraverso le realtà di città e regioni poco conosciute e così consolidare un’unica cultura europea, come auspicato dall’art. 167 del TFEU. Con l’ausilio della Commissione Europea, il programma si è consolidato e sono iniziati i processi di selezione delle città. La prima fu proprio Atene.
Come viene assegnato il titolo? Con 6 anni di anticipo le città si candidano per l’anno stabilito, promuovendo il progetto e le iniziative che vorranno sviluppare. Non sono solo le città di Stati Membri dell’UE, ma anche di paesi che sono in fase di candidatura, membri dell’Associazione Europea di Libero Scambio (EFTA), o facenti parte dello Spazio Economico Europeo (SEE). La designazione avviene due anni dopo la call, a seguito di un’attenta analisi delle proposte in termini tecnici da parte di un panel di espertз. A quel punto le città hanno 4 anni per organizzarsi e preparare i vari eventi. La capitale della cultura ha il ruolo non solo di celebrare e mostrare l’arte e la storia presenti nel territorio e renderle accessibili a tuttз, ma anche di mettere in atto una vera e propria strategia culturale. Infatti l’obiettivo dovrebbe essere quello di coinvolgere tuttз lз cittadinз, in particolare le minoranze e le persone più disagiate, a fornire un supporto sostenibile da un punto di vista infrastrutturale e di accoglienza, al fine di garantire uno sviluppo socioeconomico dell’area. Durante la fase organizzativa, il panel continua a elargire consigli su come far emergere la dimensione europea durante l’anno di iniziativa, come sfruttare un maggior dialogo e comprensione fra lз cittadinз europeз, sia artistз che privatз.
Ciò ha permesso che il più delle volte l’assegnazione della capitale europea della cultura abbia spinto le comunità dei luoghi designati a investire soldi e a mettere in piedi progetti che muovessero la città verso la rigenerazione urbana, la creazione di un profilo internazionale e l’incremento del turismo, attraverso la cultura e il patrimonio. Ad oggi 60 città sono state capitali della cultura, e quest’anno saranno la città di Bad Ischl in Austria, Bodø in Norvegia e Tartu in Estonia, tre delle località più piccole nella storia dell’iniziativa.
Bisogna però anche sottolineare gli aspetti non riusciti dell’iniziativa, perché, l’evento è stato usato spesso e volentieri in modo diverso dallo scopo originario, spingendo la comunità a prendere decisioni solo in funzione del potenziale ritorno economico, della copertura mediatica e dell’appeal turistico fini a sé stessi, piuttosto che uno sviluppo vero e proprio della comunità in senso europeo. Infatti, il più delle volte, la strategia di promozione è principalmente locale e anzi sembra esserci paura che i valori europei schiaccino le “piccole” bellezze culturali. Vero è che la dimensione europea in un’iniziativa è difficile da calcolare e da misurare.
https://www.europeana.eu/it/blog/european-capitals-of-culture-2024-bad-ischl-bodo-and-tartu
https://culture.ec.europa.eu/policies/culture-in-cities-and-regions/european-capitals-of-culture