L’inquinamento atmosferico è uno dei problemi ambientali più urgenti che il mondo affronta oggi. Tradotto dal sito dell’OMS, “l’inquinamento dell’aria è la contaminazione dell’ambiente interno ed esterno da parte di agenti chimici, fisici o biologici che modificano le caratteristiche naturali dell’atmosfera.” Tra questi, il termine “PM” (di cui si sente molto parlare al giorno d’oggi, in particolare nelle grandi città popolate da considerevoli quantità di automobili e industrie) si riferisce alle particelle sospese nell’aria, che hanno un impatto significativo sulla sua qualità e sulla salute umana. Comprendere cosa sono queste particelle, come si generano e cosa possiamo fare per ridurne l’impatto nella vita quotidiana è essenziale per mitigare gli effetti nocivi sull’ambiente e sulla salute pubblica.
Cos’è il PM e cosa lo genera?
Il PM, dall’inglese “Particulate Matter”, o particolato, è una miscela complessa di materiali organici e inorganici di dimensioni variabili. Queste particelle, disperse nell’aria, possono essere originate da diverse fonti, tra cui l’attività industriale, il traffico veicolare, l’agricoltura, il riscaldamento domestico e le attività di combustione dei fossili. In particolare, i veicoli a motore e le centrali elettriche alimentate a carbone sono tra le principali fonti di emissioni di PM.
PM2.5 vs PM10: Differenze e impatto sulla salute
Il PM è classificato in base alle sue dimensioni, con PM2.5 e PM10 che indicano rispettivamente particelle con un diametro inferiore a 2,5 micron e 10 micron. Le particelle più piccole, come le PM2.5, hanno una maggiore capacità di penetrare negli alveoli polmonari, causando danni più gravi alla salute rispetto alle particelle più grandi.
Il PM2.5 è particolarmente dannoso perché può penetrare facilmente nel sistema respiratorio, causando una serie di problemi di salute tra cui irritazione delle vie respiratorie, bronchite, asma, malattie cardiache e persino cancro ai polmoni. Il PM10, sebbene meno pericoloso del PM2.5, può comunque causare problemi respiratori e irritazione delle mucose.
Cosa si può fare per respirarne di meno?
La domanda che tuttз ci stiamo facendo, a questo punto, è: ma cosa devo fare per respirarne il meno possibile?
Innanzitutto, è importante monitorare la qualità dell’aria: sul sito dell’ARPA sono disponibili le mappe di qualità dell’aria, da cui possiamo identificare i periodi in cui i livelli di PM sono particolarmente elevati, in modo da prendere precauzioni aggiuntive.
All’interno delle nostre case e nei luoghi di lavoro, sicuramente installare purificatori d’aria, quando possibile, può contribuire a rimuovere le particelle nocive dall’aria.
Durante periodi di alta concentrazione, indossare maschere antiparticolato può ridurre l’esposizione ai PM e proteggere le vie respiratorie. Le care vecchie FFP2 avanzate dal periodo COVID poco possono contro il PM2.5, ma hanno un effetto filtrante (seppur limitato) per quanto riguarda il PM10.
Esistono anche diversi tipi di mascherine antismog, ma come detto nell’articolo de Il Post citato tra le fonti, non esistono ancora studi a lungo termine che ci dicano quanto sia efficace l’utilizzo delle mascherine per contrastare l’esposizione all’inquinamento.
Come sempre, vi invitiamo ad associarvi e a farci sapere cosa ne pensate!
Sitografia:
www.who.int/health-topics/air-pollution
https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_paginaRelazione_1438_listaFile_itemName_2_file.pdf
https://www.arpalombardia.it/temi-ambientali/aria/mappe-qualita-dellaria/
https://www.ilpost.it/2020/01/30/comprare-mascherine-antismog/