La politica di allargamento europea venne attuata per la prima volta nel 1973, con l’entrata della Danimarca, del Regno Unito e dell’Irlanda, e l’ultima volta nel 2013 con la Croazia. Il 13 Dicembre 2023, a un decennio dall’ultimo accesso, il Consiglio dell’Unione Europea si è riunito per discutere sugli avanzamenti delle relazioni tra UE e Montenegro, Serbia, Macedonia del Nord, Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Turchia, e le new entries Ucraina, Repubblica di Moldova e Georgia. Ma è specialmente per l’attuale situazione in Ucraina che la politica di allargamento europea è di nuovo in auge. Infatti, l’allargamento sembra più un progetto geopolitico, piuttosto che di solidarietà, promosso anche da Paesi scettici come i Paesi Bassi e la Danimarca. Nonostante ciò, ben visibili restano gli attuali problemi economici e politici che paesi come Bulgaria e Romania, membri UE dal 2004, stanno ancora affrontando. Corruzione, libertà dei media, questioni strutturali riguardo il livello di democrazia e un parziale rispetto della rule of law sono alla base dei tanti dubbi che permangono su queste “nuove” nazioni. Per non parlare di altri membri, come Polonia e Ungheria, che sembrano regredire rispetto ai requisiti superati già agli inizi del 2000 per guadagnarsi l’adesione UE. Tra i criteri di Copenhagen, ossia le condizioni essenziali che tutti i paesi candidati devono soddisfare per diventare Stati membri dell’UE, rientrano il rispetto dei diritti umani, la stabilità delle istituzioni, e altri ancora.
Condizionalità e meritocrazia sono le parole chiave della politica di allargamento europeo. In base alle conclusioni del Consiglio dell’UE e ai vari Summit UE-Balcani, le sfide principali per i paesi candidati sono la riforma globale della giustizia, la lotta alla corruzione, compresa la deoligarchizzazione, e la lotta alla criminalità organizzata. In un contesto pervaso dai conflitti internazionali, l’Unione Europea lavora sodo affinché i Balcani occidentali, da sempre ritenuti parte integrante del progetto europeo e contemporaneamente nel mirino imperialista del presidente russo Putin, entrino a far parte dell’Unione in modo da garantire e garantirsi il rafforzamento della sicurezza e lo sviluppo della resilienza sul continente europeo. La successiva ‘Dichiarazione di Bruxelles’, accordata al termine del summit di Dicembre 2023, chiede un’accelerazione nel processo di adesione degli stati dei Balcani occidentali, cercando di non concentrare tutta l’opinione pubblica sul caso dell’Ucraina.
Considerando gli altri Stati candidati infatti, la Turchia è ormai una veterana. Nel 1987 si è avvicinata all’Unione Europea mostrando interesse alle procedure di accesso e dal 1999 è in lizza per diventare stato membro. Tuttavia, nessun progresso è stato abbastanza rilevante per farla entrare nell’Unione e, a meno che non ci siano cambiamenti improvvisi, non avverrà nel breve termine. L’Unione Europea presenta dubbi simili nei confronti di Serbia e Bosnia-Erzegovina. La prima non riesce a dimostrare il suo distacco dall’influenza Russa e peggiora le cose nel minacciare il Kosovo, stato indipendente dal 2008. La seconda invece, in evidente ritardo coi tempi, non riesce a raggiungere gli obiettivi che si promette in ambito democratico, al fine di adeguarsi agli standard europei. Tuttavia, mentre questi paesi sembrano in stallo, Ucraina e Moldavia potrebbero entrare nell’UE in tempi record. Inoltre, anche la candidatura della Georgia è stata raccomandata, nonostante si trovi al limite del continente europeo per distanza chilometrica.
Tornando al caso dell’Ucraina, il paese ha presentato la domanda di adesione pochi giorni dopo l’attacco russo, a febbraio 2022, e ha ottenuto lo status di candidato a giugno dello stesso anno. Per fare dei paragoni, il Montenegro ha chiesto lo status di candidato nel 2008, ottenendolo nel 2012. Invece, la Croazia ha aspettato meno per ricevere la candidatura, ma ha atteso quasi dieci anni prima di essere ufficialmente membro. Per una questione burocratica, applicare una procedura speciale all’art. 49 del Trattato dell’Unione Europea (TUE), ovvero sull’adesione all’Unione, potrebbe creare una differenziazione nelle procedure di adesione e di conseguenza una perdita di credibilità nei confronti dell’UE come istituzione. Anche se creare dei percorsi diversi per i paesi in esame beneficerebbe agli stati candidati e accentuerebbe l’importanza dell’inclusione nel disegnare politiche specifiche per ogni caso, un’adesione immediata minaccerebbe il processo di integrazione europeo. Tuttavia, se il Consiglio dell’UE e la Presidentessa della Commissione Europea Ursula Von der Leyen ritengono che l’Ucraina abbia compiuto dei progressi sostanziali per conseguire gli obiettivi alla base del suo status di paese candidato, il precedente Presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, considera il paese troppo corrotto nonostante gli sforzi e prevede anni di riforme prima di parlare di adesione. Similmente, i Paesi dei Balcani occidentali sono stati nuovamente incoraggiati a migliorare la conciliazione e la stabilità regionale.
Ci sono molte altre considerazioni da fare prima di prendere una posizione riguardo l’entrata dell’Ucraina nell’Unione Europea. Prima di tutto, sarebbe la prima volta che l’UE permetterebbe l’accesso di un paese attualmente in stato di guerra. Qualsiasi cosa succeda, l’Unione resta determinata a sostenere la riparazione, la ripresa e la ricostruzione dell’Ucraina. Poi, secondo l’art. 42.7 TUE, l’Unione Europea dovrebbe offrire agli stati membri una garanzia di mutua difesa, che non può attuarsi senza l’aiuto degli stati alleati NATO. Da sottolineare è il fatto che l’Unione non ha un suo esercito personale e per la sicurezza internazionale deve affidarsi alla capacità militare dei singoli stati membri. Inoltre, la NATO non ha intenzione di considerare l’allargamento all’Ucraina perché ciò porrebbe a rischio elevato tutta l’alleanza e oltre. Sul fronte economico, l’Ucraina scompiglierebbe il mercato europeo vista la taglia del suo settore agricolo e la grande disponibilità di forza lavoro in settori particolari, come quello del trasporto su strada. Inoltre, l’Ucraina farebbe parte del CAP (Common Agricultural Policy), e assorbirebbe la maggior parte dei fondi destinati ad agricoltorз e produttorз agricolз. Senza contare che prima di donare questi finanziamenti l’Unione sarebbe costretta a pagare la ricostruzione del paese, a causa dei vari danni di guerra che hanno devastato molte regioni ucraine. Se finora l’assistenza complessiva promessa all’Ucraina ammontava a circa 50 miliardi di euro, una stima di circa 144 miliardi di dollari è stata prevista dalla Kyiv School of Economics per la ricostruzione. A causa dell’aggressione russa, la conduzione della politica monetaria e della governance economica globale in Ucraina ha già incontrato difficoltà eccezionali.
L’8 Novembre, il Commissario Olivér Várhelyi presentò il pacchetto allargamento UE 2023 aз membrз della Commissione sugli Affari Esteri, adottandolo. Il 12 Dicembre 2023, i leader nazionali si sono riuniti per discutere il futuro dei paesi candidati e lo stallo decisionale riguardante lo status dell’Ucraina, rappresentato solamente dall’Ungheria di Viktor Orban, è stato aggirato. Già annunciato dal Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, il nuovo obiettivo da conseguire entro il 2030 è la realizzazione del progetto di allargamento europeo, che include una preparazione interna, ovvero un’Unione capace di lavorare con e per più di 30 stati, e una esterna, cioè il raggiungimento di tutti i criteri di Copenhagen. Nel frattempo, l’Unione Europea ha avviato i negoziati di adesione con l’Ucraina e la Moldavia.
Scritto da: Anna Franco
Revisionato da: Arianna Aliberti
Grafiche di: Elena Lazzati (IG: _elleart___)
FONTI:
https://www.ilsole24ore.com/art/ue-via-libera-negoziati-l-ingresso-dell-ucraina-AFJG9QYB
https://carnegieendowment.org/2023/10/24/ukraine-s-accession-poses-unique-conundrum-for-eu-pub-90838
https://www.politico.eu/article/ukraine-european-union-membership/
https://www.consilium.europa.eu/it/policies/enlargement/
https://eur-lex.europa.eu/IT/legal-content/glossary/accession-negotiations.html