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Misgendering e deadnaming:
cosa sono e come evitarli

TW: suicidio, depressione, transfobia

Diversi studi hanno dimostrato che quando vengono utilizzati i pronomi e il nome corretto di una persona trans*, vengono drasticamente ridotti i pensieri suicidi, gli episodi di depressione e ansia. 

Per capire al meglio ciò che tratteremo in seguito, ti chiedo di pensare a come ti sentiresti se qualcuno ti chiamasse costantemente con il nome sbagliato e si rifiutasse di cambiare. Come reagiresti? Cosa risponderesti?

E come ti farebbe sentire pensare che, se morissi, molte testate giornalistiche potrebbero riportare il nome sbagliato? Magari un nome che odi, che è legato a un passato che può essere di sofferenza?

Ora, se sei una persona cisgender (che si identifica nel genere assegnato alla nascita) che utilizza i pronomi che la società ritiene “adatti” ed “adeguati” per il tuo genere, forse non avresti molti problemi a riguardo se non una forte sensazione di estraniamento, come se si stessero riferendo a un’altra persona.

Ma, nonostante ciò, questa è una microagressione e va riconosciuta in quanto tale se perpetrata verso persone trans* e/o non-binary (che non si collocano nel binarismo di genere “uomo-donna”). 

Se ti stai chiedendo perché e come evitarlo, qui approfondiremo due termini di cui, ad oggi in Italia, non si sente ancora molto parlare: il deadnaming e il misgendering.

Deadnaming e misgendering cosa sono

Partiamo dal deadnaming.

Il deadnaming (traducibile dall’inglese con “nome-morto”) consiste nel riferirsi a una persona trans* e/o non-binary con il suo nome di nascita, dato o precedente al percorso di transizione, senza il suo consenso. Questa è una pratica dannosa che, in quanto tale, può influire sulla salute mentale della persona stessa in quanto sentirsi chiamare o vedere il vecchio nome può scatenare un senso di ansia e terrore.

Per alcune persone trans*/non-binary può non essere un problema ma, allo stesso tempo, molte di esse faranno di tutto per nascondere il loro “nome-morto” in favore del nome di elezione. 

Questa, infatti, è una pratica violenta e non rispettosa delle persone stesse, una pratica che perpetua un malinteso: che le nostre “vere identità di genere” sono quelle che ci sono state assegnate alla nascita daз medici e che noi siamo, e possiamo identificarci, solo in quell’identità di genere.

Questa forma di transfobia può portare ad abusi e violenze, soprattutto se avviene in luoghi pubblici dove la persona trans*/non-binary potrebbe non essere al sicuro in quanto a rischio di aggressioni.

Astenetevi, perciò, dal chiedere alle persone il loro “dead-name” e rispettate il nome e i pronomi da loro scelti, senza indagare o chiedere maggiori informazioni a riguardo.

Proseguiamo con l’analizzare il termine “misgendering”.

Il misgendering si verifica quando ci si riferisce, intenzionalmente o meno, a una persona, ci si relaziona ad essa o si usa un linguaggio per descriverla che non è in linea con la sua identità di genere. Ad esempio, riferirsi a una donna come “lui” o chiamarla “ragazzo” è un atto di misgendering. 

Il misgendering può verificarsi anche in situazioni pubbliche come nel caso in cui è necessario presentare i documenti d’identità in uffici governativi, scuole e ospedali in quanto le persone che non hanno cambiato i propri indicatori di genere possono essere soggette a misgendering.

Per evitare il misgendering occorre utilizzare i pronomi corretti della persona con cui si sta parlando e, nel caso non si sappiano, chiederli gentilmente senza supposizioni.

A questo proposito, vorrei soffermarmi sull’utilità dell’inserire i propri pronomi nei social media (per esempio Instagram e Linkedin). Se la maggior parte delle persone inserisse i pronomi in bio o accanto al proprio nome, passerebbe il concetto che i pronomi non siano sinonimo di essere trans* ma, anzi, che tuttз li abbiamo; così facendo si instaurerebbe anche una sorta di “fattore di protezione” per le persone trans* in quanto esse sarebbero più difficili da rintracciare e sarebbero meno attaccate sui social media in quanto trans. In più, questo aiuterebbe a smettere di assumere il genere di una persona basandosi solo sul suo aspetto.
Infine, i pronomi sono importanti proprio perché per molte persone trans* il loro cambiamento equivale a un processo di affermazione. Questo processo è estreamemtne rilevante anche quando si parla di salute mentale in quanto, come riportato dal “National Survey on LGBTQ Youth Mental Health 2021” di Trevor Project, le persone che dicono che non hanno nessuno che rispetti i loro pronomi hanno il doppio delle probabilità di commettere suicidio rispetto a chi vede i suoi pronomi rispettati.

Se misgenderate siate consapevoli che questo è un atto violento, chiedete scusa e cogliete l’opportunità per imparare dai vostri errori senza trovare scuse. L’aspetto fisico e l’espressione di genere di una persona non giustificano il misgendering e, anzi, non bisognerebbe mai dare per scontata l’identità di genere e i pronomi di una persona.  I nostri vestiti non sono il nostro genere così come il make up non fa una donna e i capelli corti non fanno un uomo.

Ecco alcuni consigli finali:

  • fai attenzione a come le persone parlano di sè e, se non sei sicurǝ dei pronomi da utilizzare, chiedili gentilmente (questo dà anche visibilità in quanto la lingua può creare inclusione, diminuendo la discriminaizone e aumentando l’accettazione delle persone LGB(T)+);
  • non essere insistente e/o eccessivamente curiosǝ riguardo al passato di qualcunǝ, non chiedere il dead-name a meno che non sia quella persona stessa a dirtelo;
  • evita di usare un linguaggio genderizzato per parlare o per descrivere le persone (a meno che non sia quella persona a chiedertelo) ed esercitati a utilizzare termini e forme il più neutre possibili;
  • ricordati che anche se non capisci del tutto l’importanza dei pronomi e dei nomi scelti, in quanto non hai avuto esperienza diretta di ciò, vedere invalidati il proprio nome o i propri pronomi è una violenza e non è rispettoso;
  • educati e informati.

Come abbiamo spesso sentito, commettere errori è umano ma perseverare (nell’errore) è diabolico; perciò, se commetti un errore, scusati e vai avanti. Ricordati, infine, di non scusarti esageratamente, non è compito della persona trans* accettare le tue scuse o farti sentire meglio per il tuo errore.

Revisionato da: Manuela Rivieccio

FONTI

Cavallo, A., Lugli, L., Prearo, M., & Mazzetti, S. (2021a). Cose, spiegate bene. Questioni di un certo genere. Iperborea.

What Does It Mean to Misgender Someone? (https://www.healthline.com/health/transgender/misgendering#impact
Cos’è il deadnaming e perché dovresti evitarlo (https://www.gay.it/cosa-e-il-deadnaming-e-perche-dovresti-evitarlo)

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