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20 giugno Giornata mondiale del rifugiato

Giornata mondiale del rifugiato: facciamo un po’ di chiarezza

Ogni giorno migliaia di persone nel mondo sono costrette a lasciare la propria casa per fuggire da guerra, discriminazioni, violenze, repressioni e violazioni dei propri diritti fondamentali. Alcune di loro riescono a rimanere all’interno del proprio paese, diventando lɜ “sfollatɜ internɜ”; altre cercano rifugio nei paesi vicini e confinanti, altre ancora si vedono costrette ad andare molto lontano da casa, spesso in un altro continente. 

I governi, dovendo fronteggiare emergenze umanitarie sempre più estese, hanno cercato una soluzione per gestire e regolamentare i flussi, nonché per garantire protezione e accoglienza alle persone rifugiate in arrivo.

Lo status di rifugiato è stato definito per la prima volta nell’ambito delle Nazioni Unite, dall’articolo 1A della Convenzione di Ginevra del 1951, secondo cui il rifugiato è tale in quanto:

 1) Ha fondato motivo di temere la persecuzione in ragione della sua 

  • razza 
  • religione
  • nazionalità 
  • appartenenza a un determinato gruppo sociale 
  • opinioni politiche

2) Si trova al di fuori del suo paese di origine e non può o non vuole avvalersi della protezione di quel paese, o ritornarvi, per paura di essere perseguitata. 

Per garantire la sicurezza dei rifugiati, all’articolo 33 della Convenzione di Ginevra si esprime il principio del divieto di espulsione e di rinvio al confine, o principio di non-refoulement. Tale principio prevede il divieto per gli Stati contraenti di espellere o respingere in qualsiasi modo un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o libertà sarebbe minacciata per i motivi sopra elencati. Nello stesso art. 33 è prevista una deroga a questo principio nel caso in cui il rifugiato per motivi seri debba essere considerato un pericolo per la sicurezza del paese in cui risiede.

Quando si parla di persone rifugiate bisogna fare attenzione a non confonderle con altre categorie, come lɜ richiedenti asilo, gli individui aventi diritto a protezione sussidiaria o le persone migranti.

Ma facciamo un po’ di chiarezza! Quali sono le differenze?

Come abbiamo visto, un rifugiato teme persecuzioni nel proprio paese di origine a causa delle motivazioni elencate sopra; dunque è vittima di persecuzioni personali e ha ottenuto la protezione internazionale. Per esempio, rimane esclusa dalla definizione la fuga da un conflitto armato.

richiedente asilo è la persona che ha fatto richiesta di protezione internazionale ed è in attesa di una risposta sul riconoscimento dello status di rifugiato da parte delle autorità del Paese che la ospita.

La protezione sussidiaria viene riconosciuta al «cittadino straniero che non possiede i requisiti per essere riconosciuto come rifugiato, ma nei cui confronti sussistono fondati motivi di ritenere che, se ritornasse nel Paese di origine, o, nel caso di un apolide, se ritornasse nel Paese nel quale aveva precedentemente la dimora abituale, correrebbe un rischio effettivo di subire un grave danno e il quale non può o, a causa di tale rischio, non vuole avvalersi della protezione di detto Paese». La differenza sostanziale è che non rischia una persecuzione personale, come nel caso della persona rifugiata, bensì vi è il rischio effettivo di subire un grave danno, quale la condanna a morte, la tortura o altro trattamento inumano e degradante o una grave minaccia per la propria vita e incolumità dovuta a una situazione di conflitto armato. Anche il riconoscimento della protezione sussidiaria dà diritto alla protezione internazionale.

Infine, i migranti sono coloro che si spostano a causa di un processo volontario, come ad esempio la ricerca di migliori opportunità economiche. È molto diverso rispetto ai rifugiati, i quali non hanno la possibilità di tornare nelle proprie case in condizioni di sicurezza. 

Quindi, chi si occupa dell’accoglienza e della protezione delle persone rifugiate?

Proteggere i rifugiati è principalmente responsabilità degli Stati, i quali devono offrire asilo e consentire loro di rimanere sul territorio nazionale finché non si realizzano le condizioni per un ritorno in sicurezza. Gli Stati hanno affermato il proprio impegno a proteggere i rifugiati aderendo alla Convenzione del 1951; quest’ultima infatti, oltre a elencare i diritti e le responsabilità dei rifugiati, elenca gli obblighi degli Stati aderenti. 

Ad oggi, un compito fondamentale è svolto dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite (UNHCR), istituito il 14 dicembre 1950 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Il suo compito è quello di proteggere i rifugiati e adoperarsi a trovare soluzioni durevoli ai loro problemi.  

Ma è davvero un fenomeno così esteso?

Secondo l’ultimo rapporto dell’UNHCR del 2020, nel mondo si contano oltre 82 milioni di persone in fuga a causa di persecuzioni, conflitti, violenze e violazioni di diritti umani. Di questi, circa 26 milioni sono rifugiati. Inoltre, si stima che ogni anno nascano tra i 290.000 e i 340.000 bambinɜ rifugiatɜ. 

Nel 2020, di queste persone rifugiate solamente 251.000 avevano fatto ritorno a casa. 

Da dove vengono?1

Più di due terzi del totale dei rifugiati del mondo vengono da soli 5 paesi: Siria, Venezuela, Afghanistan, Sudan, Myanmar.

Dove vengono accolti?2

La maggior parte dei rifugiati, l’86% del totale, viene accolta in paesi in via di sviluppo; il 73% si ferma in paesi confinanti con il proprio paese di origine.

La Turchia è il paese con il numero più elevato di rifugiati accolti (3,7 milioni nel 2020), seguita da Colombia, Pakistan, Uganda e Germania.

E in Italia? È vero che siamo di fronte un’emergenza umanitaria?

A dispetto dei continui allarmismi, la popolazione di rifugiati continua ad essere relativamente contenuta. Alla fine del 2019, gli individui rifugiati in Italia erano 207 mila, vale a dire circa lo 0,3% della popolazione italiana e lo 0,8% del totale dei rifugiati nel mondo.

Fonti:

Articolo di: Silvia Martinico

Revisionato da: Guia Bonariva

1Questi numeri includono i venezuelani rifugiati e in fuga all’estero.

2 Questi numeri includono i venezuelani rifugiati e in fuga all’estero.

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