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Porajmos: la storia di un genocidio

Si stima che tra 200.000 e 500.000 persone Rom e Sinti furono assassinate dai nazisti e daз loro collaboratorз. 

Vennero schedatз, incarceratз, sterilizzatз e mandatз in campi di concentramento dove vennero identificatз con il triangolo nero o marrone e la lettera “Z” tatuata sulle braccia. Spesso venivano preferitз per esperimenti medici in quanto consideratз dal regime nazista “razza degradata”.

Questo prende il nome di Porajmos, il genocidio delle popolazioni Romanì, termine traducibile come “grande divoramento” o “devastazione”.

Nel tempo sono stati coniati svariati termini tra cui Samudaripen che, per le persone Rom balcaniche, significa “uccisione di massa” o Kali Traš che significa “Paura nera”. 

Ma facciamo prima un passo indietro e vediamo brevemente chi sono le popolazioni Romanì.

Le popolazioni Romanì sono molteplici e suddivise in gruppi tra cui: Rom (Europa Centrale e Sud-Orientale), Sinti (Europa Centrale), Manouches (Francia), Kalé (Penisola Iberica), Romanichals (Regno Unito), Romanisæl (Nord Europa).

Spesso vengono usati anche altri termini per designare le persone appartenenti a questi gruppi, come ad esempio la denominazione peggiorativa e denigratoria “zingarз”, esonimo (utilizzato da persone esterne al gruppo) diffuso tutt’oggi in Italia e connotato di pregiudizi e clichés, proprio per questo rigettato da molte persone Romanì.

La storia e le origini di queste popolazioni sono dibattute a causa della carenza di documenti scritti a riguardo. Secondo molti storiografi, sono originarie dell’India settentrionale, emigrate in Asia orientale e successivamente in Europa più di 1000 anni fa. 

Ed è da qui che possiamo iniziare a parlare di antiziganismo.

L’antiziganismo rappresenta l’ostilità, il pregiudizio e/o la discriminazione verso le persone Romanì. Esso, infatti, è rintracciabile fin dall’arrivo di queste popolazioni in Europa, prese di mira da stereotipi e pregiudizi relativi soprattutto al crimine, alla delinquenza e alla stregoneria. 

Intorno al XIV secolo, le popolazioni Romanì arrivarono in Europa Occidentale dove la loro accoglienza fu variegata. In questo periodo gli stereotipi non erano ancora radicati e, tra ostilità e fascino, la cultura romanì si diffuse in tutto il continente, mescolandosi con le usanze e le lingue locali. Lentamente, però, ciò si trasformò in una sfida per i poteri costituiti e per la religione dominante. Iniziarono ad essere additatз e stigmatizzatз e la loro immagine mutò definitivamente. Cominciarono ad essere promulgati editti e bandi di espulsione a cui seguì una politica di assimilazione forzata.

Arriviamo così al Novecento.

Qui l’esperienza delle popolazioni Romanì in Europa ha paralleli con quella del popolo ebraico. Entrambe le popolazioni sono state prese di mira secondo le leggi volte alla difesa della “purezza della razza ariana” che divennero presto un tentativo di sterminio delle persone Romanì durante la seconda guerra mondiale. Le leggi di Norimberga che proibivano il matrimonio tra persone ebree e “ariane” e che sancivano la perdita dei diritti di cittadinanza, furono applicate anche a persone Rom e Sinti. Come per lз bambinз ebreз, lз bambinз Rom e Sinti sono statз banditз dalle scuole pubbliche e, contemporaneamente, lз adultз hanno trovato sempre più difficile mantenere o assicurarsi un impiego.

Nel campo i nazisti li facevano suonare mentre ammazzavano gli ebrei. […] Gli ordinavano di suonare le canzoni tedesche che piacevano a loro. Alla fine, quando i nazisti hanno saputo che era imminente la liberazione e che stavano arrivando i russi, li hanno uccisi tutti. Hanno scavato un fosso, li hanno messi lì e poi li hanno bruciati vivi. Non volevano lasciare tracce di ciò che avevano fatto. In un’ora hanno ammazzato tremila zingari. Me l’ha raccontato mio padre, al quale l’aveva raccontato suo nonno” – Paolo Galliano

In seguito provvedimenti simili vennero adottati nei paesi del blocco comunista e nell’Unione Sovietica dove, nel 1956, fu emanato un decreto che vietava il nomadismo e condannava a cinque anni di lavori forzati lз trasgressori. 

Questo genocidio è stato trascurato daз storicз per decenni, così come quello di altri gruppi presi di mira tra cui omosessuali, testimoni di Geova e oppositori politici. Questi vengono, tutt’oggi, spesso minimizzati, dimenticati e trascurati.

Nonostante ciò, l’antiziganismo è tutt’oggi presente. 

Secondo i rapporti della Banca Mondiale (2020) le persone Romanì costituiscono il gruppo minoritario più numeroso e vulnerabile dell’Europa Orientale. Esse sono soggette a una forte vulnerabilità economica. 

In tutto il continente le persone Romanì devono fronteggiare problematiche relative ai diritti alla casa, all’assistenza sanitaria (l’aspettativa di vita è ridotta di circa 10 anni rispetto al resto della popolazione), all’istruzione e al lavoro, e moltз sono soggettз a sgomberi forzati, aggressioni razziste e maltrattamenti da parte della polizia. 

Milioni di persone Romanì vivono in quartieri poveri e isolati, spesso senza accesso all’elettricità o all’acqua corrente, il che mette maggiormente a rischio la loro salute. 

Questo, secondo Amnesty International, è il risultato delle violazioni dei diritti umani derivanti da secoli di pregiudizi e discriminazioni che hanno tenuto la grande maggioranza delle persone Romanì ai margini della società europea. 

La storia ha questa tendenza a ripetersi, soprattutto nelle società che rifiutano di imparare dal passato perché riscrivono o dimenticano ciò che è accaduto. Ma non possiamo permetterci di dimenticare eventi come l’olocausto e i genocidi. E’ successo qui, in Europa e in Italia, solo pochi decenni fa e alcune persone sopravvissute sono ancora in vita. Ricordare è per noi un dovere.

Per saperne di più vi consiglio di visitare il sito Memors Porajmos (http://porrajmos.it/?lang=it), il primo museo virtuale in Italia che raccoglie testimonianze e documentazione del Porajmos nel nostro paese.

Infine consigliamo di seguire alcuni profili Instagram di attivistз Romanì tra cui @roma__dancer , @nenaromani , @non_chiamateci_zingare .

FONTI:

Amnesty International, Human rights on the margins. Roma in Europe, 2010

https://www.amnesty.org.uk/files/roma_in_europe_briefing.pdf

Il Giornale

https://www.ilgiornale.it/news/cronache/nei-campi-concentramento-i-rom-suonavano-mentre-ebrei-1086557.html 

Il Porajmos in “Atlante”, Treccani

https://www.treccani.it/magazine/atlante/cultura/Il_Porajmos_lo_sterminio_degli_zingari.html
Kenrick D., Historical Dictionary of the Gypsies (Romanies), 2° edizione, in “Historical Dictionaries of Peoples and Cultures”, n. 7, Scarecrow Press, 2007 https://web.archive.org/web/20120303225312/http://chapters.scarecrowpress.com/08/108/0810854686ch1.pdf

Memors Porrajmos

http://porrajmos.it/?lang=it

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