Osservazioni e strumenti per ridurla
L’APA (American Psychological Association) nel 2018 ha affermato che, alla base di molte delle problematiche nelle differenze di genere, è possibile individuare un’egemonia della mascolinità, definita, anche, mascolinità tossica. Quando si parla di mascolinità non bisogna considerarla come un dato naturale, come per esempio il sesso biologico, piuttosto come una costruzione sociale e culturale che si è formata nel tempo.
Una delle evidenze che emergono dagli studi svolti dalla psicologia, ma visibile anche, osservando, ad occhio nudo, è la difficoltà del genere maschile nel definirsi come vittima in determinati contesti di violenza. Per questo motivo, la violenza nei confronti del genere maschile è un tema poco trattato in attualità; chi appartiene al genere maschile non vuole mostrare vergogna, dolore o impotenza. È comunque necessario precisare che la poca divulgazione di tale fenomeno è data anche da una minore frequenza rispetto alle violenze nei confronti del genere femminile.
La mancata gestione di queste emozioni, umane e che prescindono dal genere, è da collocare nella diversa educazione, o meglio socializzazione, che viene imposta sin da piccolз: se la bambina dev’essere carina, cordiale e gentile, è anche deciso che il bambino dev’essere forte, duro e coraggioso. L’educazione alla minimizzazione dei problemi e al cavarsela da solз senza mostrare paura o tristezza (“affronta il problema e non piangere come una femminuccia”) è il motivo per cui, come riporta la letteratura, al genere maschile vengono diagnosticati più disturbi di tipo esternalizzante (disturbo della condotta, deficit di attenzione) piuttosto che di tipo internalizzante (come, per esempio, la depressione). Questo tipo di disturbi esprimono il malessere ad un livello più interno e fanno, dunque, emergere la cecità del genere maschile rispetto al proprio dolore.
Questa società, di tipo patriarcale, è nociva per chiunque la abiti.
I comportamenti che portano il ragazzo-medio-adolescente alla costruzione di una personalità caratterizzata da atteggiamenti che rimandano a un tipo di mascolinità tossica sono numerosi, da quelli più banali a quelli più significativi.
Tra le prime azioni fondamentali messe in atto per crescere “abbastanza uomini” bisogna riflettere sulla scelta dello sport. La scelta dell’attività sportiva, per un adolescente, può risultare complicata qualora lo sport scelto non rappresenti normativamente quello che la società vede come rappresentativo del maschio etero. Lo sport che, generalmente, in Italia, coincide con questa categoria è il calcio (non a caso, il calcio è uno degli ambienti in cui domina di più l’omofobia). La scelta di un tipo di sport, visto convenzionalmente, meno “virile”, come per esempio la danza mette in luce i primi effetti di una società che ha determinate aspettative nei confronti del proprio genere di appartenenza.
Il gruppo deз coetaneз è molto importante in questo momento della vita perché l’adolescente tende a conformarsi con il gruppo di riferimento: è quindi fondamentale che il gruppo sia positivo, che faccia emergere le varie individualità, senza far mancare il giusto livello di coesione.
Un altro momento cruciale durante l’adolescenza è il sesso. La visione del sesso dell’adolescente maschio viene costruita dalla società in modo nettamente diverso rispetto al genere femminile. Il ragazzo che si approccia al mondo del sesso, generalmente, è reduce da visione di materiale pornografico, per niente veritiero e fedele alla realtà, che potrebbe creare, senza il giusto accompagnamento (come, per esempio, una corretta educazione all’affettività e alla sessualità), paure, ansie e incertezze che non vengono affrontate per paura di sentirsi femminucce. Spesso lo stesso stereotipo dell’uomo-macho è trasmesso dai padri e dai fratelli ma anche dai mass-media che vogliono passare la visione del maschio etero imperturbabile. I dubbi che si creano sono tanti e non possono essere espressi perché, nella società odierna, un vero uomo, e quindi il futuro adolescente, dev’essere sicuro di sé, senza paure.
L’eteronormatività, ovvero la convinzione che l’eterosessualità sia l’unico orientamento sessuale o la norma unica per la sessualità, è profondamente radicata nella nostra società. Questa convinzione vuole evidenziare la normalità dell’essere etero, screditando chiunque non appartenga a quel determinato orientamento sessuale e dunque creando uno stigma e un blocco nella formazione del proprio sé. Pubblicità, libri, programmi scolastici introducono, sin da piccoli, in un mondo in cui l’unico modo di vedere la realtà, e quindi il proprio futuro, è quello di seguire la norma eterosessuale. Da questo punto di vista scaturiscono varie difficoltà per un adolescente alle prese con la costruzione della propria identità sessuale: la stessa azione del coming out è, oggigiorno, in adolescenza, ancora un’urgenza da trattare con cura e accoglimento. Questa visione della realtà, porta, infatti, a episodi di omofobia fuori e dentro le scuole.
Ci sono però metodi e osservazioni che si possono compiere per ridurre i fattori di rischio causati da una mascolinità che si presenta come tossica. Ovviamente, l’adolescente vive e cresce all’interno di una società e una realtà patriarcale, molto difficile da scardinare, ma ci sono molti elementi su cui insegnanti, educatorз e genitori possono lavorare. Tra questi, qualche esempio:
1. A casa, a scuola e negli ambienti extra-scolastici attuare una riflessione e co-costruire un pensiero critico sull’idea che anche lз ragazzз stessз siano vittime di questo tipo di società e che gli stereotipi di genere siano limitanti per tuttз.
2. Da parte dз genitori, lavorare sul trattamento uguale tra femmine e maschi nella gestione della casa, nella distribuzione degli orari, nelle richieste, nel rispetto, nel rapporto sentimentale e amicale.
3. A scuola, riflettere sugli aspetti profondi della sessualità, priva da stereotipi (di genere, ma non solo), libera da coercizione e violenza.
4. Educare al rispetto dell’espressione di genere. In questo caso, con particolare sensibilità all’espressione della mascolinità di ognuno, che può essere varia, fluida e non conforme alla norma.
5. Creare un legame emotivo, empatico e aperto al dialogo.
6. Ideare (ma anche, co-costruire) una letteratura, per infanzia e adolescenza, che sia più inclusiva, rispettosa, e con reali riferimenti alla realtà attuale. Per esempio, con l’inserimento di personaggi appartenenti alla comunità LGBTQI+, o personaggi con disabilità.
FONTI:
– Educare al genere, C. Gamberi, M. A. Maio, G. Selmi, Carocci Editore, 2010
– La violenza di genere in adolescenza, L. Beltramini, Carocci Faber, 2020
– Una scuola arcobaleno, V. Roberti, G. Selmi, Settenove edizioni, 2021
– APA Guideliness for Psychological Practice with boys and men, American Psychological Association, Agosto 2018