COSA ACCADDE
Tutto ha inizio con la candidatura per la rielezione di Nixon, in un clima di tensione politico-sociale nel paese, causato dalla Guerra in Vietnam, iniziata dai suoi predecessori come John Kennedy.
Alcuni membri del comitato repubblicano per la rielezione(CRP), la notte del 17 giugno 1972, irruppero nella sede del Comitato Nazionale Democratico (sede istituita proprio nel Watergate Building Complex, da cui prenderà nome lo scandalo), rubando documenti e soprattutto installando microspie per intercettare telefonate e conversazioni.
Sorpresi dalla guardia in turno, i “plumbers” (ovvero “gli idraulici” , così passarono alla storia) furono arrestati e successivamente si scoprì che non erano semplici “ladri d’appartamento” ma uomini molto vicini al Presidente. Ben presto si identificarono personaggi come: ex agenti dell’FBI, CIA ed ex colonnelli della USAF, a dimostrazione del fatto che vi fosse una premeditazione per raggiungere un specifico scopo.
La giurisdizione del caso spettava all’FBI, che costruì dinanzi al Grand Jury un procedimento penale.
Dalle indagini e testimonianze raccolte nel corso degli anni, è risultato che l’effrazione rientrava effettivamente in un vasto piano di intercettazioni, spionaggio e sabotaggio, attivato dagli uomini del presidente Nixon per facilitare la sua rielezione e contrastare l’attività politica dз suoз avversarз; nonostante nelle apparizioni pubbliche lo stesso ribadì per diverso tempo che nessun membro della sua amministrazione fosse coinvolto nei fatti del Watergate.
Il programma, originariamente conosciuto come operazione Gemstone, era stato proposto da G. Gordon Liddy (ex-funzionario dell’FBI di estrema destra) che coinvolse John Newton Mitchell (ex ministro della Giustizia e direttore del CRP), ed anche Jeb Stuart Magruder (vice-direttore del CRP). Addirittura si scoprì che l’operazione fosse già conosciuta, fin dall’inizio, anche all’interno della Casa Bianca, dal capo di gabinetto (Bob Haldeman).
Dato lo scarso successo dell’operazione, poiché furono colti sul fatto, Magruder suggerì a Liddy di intimidire il Ministro della giustizia (R.G. Kleindienst) allo scopo di bloccare le indagini e rilasciare gli uomini arrestati. Iniziando così una vasta catena di corruzione di diversi personaggi di rilievo politico/istituzionale.
In realtà Nixon, fu da sempre a conoscenza dei progetti di Liddy, e ciò venne confermato grazie da una conversazione registrata dal sistema di registrazione della Casa Bianca. Il nastro in questione venne manipolato, quando messo alle strette, il Presidente dovette rilasciarlo (insieme ad altri 64 nastri) pubblicamente. Questo era mancante di 18 minuti di colloquio tra lui e lз suoз fedelissimз. Non sarà mai possibile sapere con certezza cosa venne registrato, ma è molto probabile (grazie alle successive ricostruzioni nelle indagini) che l’oggetto della discussione sarebbero state proprio le misure da adottare per minimizzare i fatti del Watergate e creare un diversivo.
Da qui il nomignolo “Dicky Tricky Dixy”, in quanto Nixon stesso era a conoscenza dei piani ideati daз suoз collaboratorз, ma mentì per diversi anni.
A giugno del 72, le indagini presero la giusta piega, dato che i federali riuscirono a rintracciare spostamenti di denaro illeciti da parte del Comitato, a favore degli scassinatori. Proprio perché vicini a scoprire la verità, il Grand Jury, a causa anche della corruzione dell’allora direttore dell’FBI, terminò l’investigazione, con la messa in stato d’accusa solamente dei cinque uomini colti in flagranza quella sera. Determinante alla creazione di tale situazione, fu la registrazione di una telefonata fra il presidente e Haldeman del 23 giugno del 1972, durante la quale Nixon chiese al suo capo di Gabinetto di rivolgersi alla CIA per togliere il caso all’FBI. Era, in realtà, quello che lз giudici, successivamente, considerarono un primo tentativo di insabbiamento. Quella telefonata venne rinominata “la pistola fumante” e quindi la goccia che fece traboccare il vaso.
La manovra di insabbiamento sembrò così inizialmente funzionare.
L’IMPORTANZA DELLA STAMPA
La vicenda non ebbe infatti molto rilievo nell’opinione pubblica, fino quando due giornalisti del Washington Post, Bob Woodwar e Carl Bernstein, insospettiti dalle vicende e dettagli poco chiari, decisero di dare inizio ad una vera e propria inchiesta.
Seguendo le varie tracce e scavando a fondo, grazie aз testimoni chiave come il famoso “Gola profonda” ovvero principale informatore dei due reporter (poi scopertosi che si trattasse del vice direttore dell’FBI, Mark Felt), riuscirono a scoprire il piano messo in atto daз fedelissimз di Nixon. “Gola profonda” si limitò a fornire solamente alcuni astratti elementi da ricercare, ad esempio suggerì ai due giornalisti di “seguire il denaro” (in riferimento alle tangenti versate ai ladri). L’identità di “Gola profonda” rimase nascosta per decenni, nonostante fu la chiave di svolta dell’inchiesta, ed è stata svelata solo nel 2005.
Grazie all’estenuante lavoro del Washington Post e ad un articolo firmato New York Times riguardante i cosiddetti “Pentagon papers”, ovvero documenti top-secret di circa 7mila pagine provenienti dal Dipartimento della Difesa sulle strategie americane applicate durante la guerra nel Sud-Est asiatico, che portarono l’amministrazione a studiare un vero e complicato piano segreto di difesa contro l’ala radicale dз pacifistз e soprattutto del Partito democratico; si scoprì anche dell’esistenza di diversi fondi segreti e ingenti scambi di mazzette (proprio come indicato da Deep Throat) a nome del Presidente e utilizzati per organizzare attività illegali da parte del CRP, riaccendendo l’attenzione sulla vicenda.
Ad esempio, Howard Hunt (dirigente della CIA) creò 150 comitati elettorali fantasma per raccogliere milioni di contributi segreti per conto del CRP. O ancora si scoprì che, John Mitchell, già nel periodo in cui era procuratore generale, controllava un fondo segreto per finanziare una serie di azioni ostili contro i democratici, lo stesso fece anche l’avvocato personale di Nixon (Herb Kalmbach).
Nonostante l’inchiesta continuò a denigrare il Presidente, Nixon venne rieletto nel ’72 con una schiacciante vittoria sui democratici.
LE CONSEGUENZE
Al di là delle tante difficoltà incontrate, Woodward e Bernstein riuscirono comunque a svelare molti fatti oscuri legati all’affare Watergate e mantennero viva l’attenzione sugli aspetti più sconvolgenti della vicenda, molto prima che se ne occupasse la giustizia. E per questo vinsero il Premio Pulitzer.
Venne creata una commissione d’inchiesta indipendente del Senato degli Stati Uniti, con il compito di indagare sul reale coinvolgimento del Presidente in prima persona. Tutte le udienze dз testimonз a lui vicino (come ex impiegati e lo stesso Consigliere J.Dean) vennero mandate in onda sulla tv pubblica e così tuttз lз cittadinз americanз poterono assistere all’inizio della caduta di Nixon.
Il quale fece licenziare il procuratore speciale del dipartimento di giustizia che lo stava accusando. Che venne fortunatamente sostituito nell’immediato, favorendo la continuazione delle indagini.
Nixon, fino quando non fu costretto con una decisione dalla Corte Suprema nel 1974 a rilasciare i nastri delle registrazioni prodotte dentro lo studio ovale, riguardanti il suo coinvolgimento nel piano Gemstone e quindi anche nei fatti del Watergate, che lo avrebbero incriminato, cercò in tutti i modi di insabbiare le prove. Appellandosi anche al cosiddetto – principio del privilegio dell’esecutivo – secondo cui il potere esecutivo, nelle forme di governo presidenziale, gode di immunità.
Di conseguenza tutta la catena di montaggio creata attorno al Presidente per proteggerlo dalle accuse, si sgretolò pian piano e alcunз dз suoз fedelissimз si auto denunciarono o collaborarono durante il procedimento. Soprattutto quando divenne palese e chiara la manomissione delle registrazioni della Casa Bianca.
IL TRISTE FINALE
La sua posizione divenne sempre più compromessa, e fu così che la Camera dei Rappresentanti decise di chiedere formalmente l’apertura di un impeachment. 27 furono i voti favorevoli all’accusa di aver abusato del proprio potere per ostacolare le indagini portate avanti dai federali nei suoi confronti, e anche di aver ostacolato i lavori del Congresso.
Nell’inchiesta Watergate furono coinvolti 69 imputatз: 48 di loro, la maggior parte dз quali erano al vertice dell’amministrazione, vennero consideratз colpevolз. La sentenza riguardava sia ladrз che mandanti (tra cui Liddy e Hunt) con l’accusa di cospirazione, furto con scasso e intercettazioni telefoniche.
Per evitare l’ulteriore umiliazione e l’impeachment, Nixon fu costretto a dimettersi in diretta nazionale il 9 agosto 1974.
Il Presidente dimissionario pronunciò queste parole: In tutte le decisioni che ho preso nella mia vita pubblica, ho sempre cercato di fare ciò che era meglio per la nazione. Durante il lungo e difficile periodo del Watergate, ho sentito il dovere di perseverare, di compiere ogni possibile sforzo per portare a termine il mandato per il quale mi avete eletto. Negli ultimi giorni, tuttavia, mi è diventato evidente che non ho più una base politica abbastanza forte al Congresso tale da giustificare il proseguimento di questo sforzo. Finché esisteva una base di questo tipo, ho ritenuto fortemente necessario portare a termine il processo costituzionale, che fare altrimenti sarebbe stato infedele allo spirito di quel processo volutamente difficile e un precedente pericolosamente destabilizzante per il futuro. [..] Avrei preferito arrivare fino alla fine, qualunque fosse stata l’agonia personale che avrebbe comportato, e la mia famiglia mi ha esortato all’unanimità a farlo. Ma l’interesse della Nazione deve sempre venire prima di ogni considerazione personale.[..] Non ho mai mollato. Lasciare l’incarico prima che il mio mandato sia completato è ripugnante per ogni istinto del mio corpo. Ma come Presidente, devo mettere l’interesse dell’America al primo posto. L’America ha bisogno di un Presidente a tempo pieno e di un Congresso a tempo pieno, in particolare in questo momento con i problemi che dobbiamo affrontare in patria e all’estero. [..] Pertanto, mi dimetterò dalla Presidenza.
Tutt’ora rimane, nella storia, il primo presidente americano costretto alle dimissioni.
Fonti:
https://www.washingtonpost.com
Cinematografia e Bibliografia:
- Tutti gli uomini del presidente
- The Post
- I giorni della fine