Riflessioni sull’Eutanasia legale
TW: EUTANASIA, SUICIDIO
“Ci sono vite compresse nella meccanica di un ventilatore polmonare, scandite dal suono di una macchina. Apparecchi salvavita suggerisce la scheda tecnica, che talvolta hanno il potere sinistro di trasformare la morte in un fallimento della medicina piuttosto che in un evento naturale. Per Fabiano Antoniani, andato a morire in una clinica in Svizzera, il fallimento sarebbe stato continuare a vivere dopo un incidente che nel 2015 lo aveva immobilizzato”
L’Espresso , 05/09/2021
L’Eutanasia
In un poco più di un mese, sono state raccolte oltre 1 milione di firme necessarie a chiedere un referendum sull’eutanasia*, e cancellare così la parte dell’articolo 579 del codice penale che prevede 15 anni di carcere per il reato di omicidio del consenziente.
*Il significato etimologico del termine eutanasia proviene dal greco: eu-buono, thanatos-morte quindi “buona morte”. Il termine che si è evoluto, fa oggi riferimento all’atto di concludere la vita di un’altra persona, dietro sua richiesta allo scopo di diminuirne le sofferenze. Consiste nel determinare o nell’accelerare la morte mediante il diretto intervento də medico, utilizzando farmaci letali.
Le aspettative nei confronti della medicina e dell’assistenza oggigiorno sono enormi. Da un lato le opportunità offerte dalla medicina di spostare i limiti della morte vengono pretese come un diritto, dall’altra proprio da tali opportunità scaturiscono profonde paure. L’assenza di regolamenti e l’insicurezza giuridica che ne deriva possono indurre nelə medico la paura di possibili conseguenze penali per il suo operato; lə paziente d’altra parte teme il prolungamento del processo del morire derivante dall’uso a imposto di tecniche e apparecchiature mediche.
Accanto a tali considerazioni va ricordato che i mutamenti sociali e demografici, possono alimentare preoccupazioni specie per quanto riguarda l’ultima fase della
vita. Quale assistenza vogliamo e quale assistenza ci spetta per diritto?
Pertanto si impone una direttiva inequivocabile, eticamente fondata e giuridicamente ineccepibile in grado di supportare il comportamento diagnostico e terapeutico nei confronti də singolə paziente, tenendo presente inoltre la necessità di includere in qualsiasi considerazione valori fondamentali quali autonomia, verità, equità, dignità, dalle quali può essere dedotto il diritto da parte də paziente di condivisione delle decisioni, se non addirittura quello di autodeterminazione.
Osserviamo un secondo le definizioni delle slide sopra riportate e facciamo una considerazione: talvolta, a seconda del soggetto autorə/emettitorə della nozione, quindi in base alla posizione assunta (a favore o contro l’eutanasia) nell’ambito del dibattito, cambia notevolmente l’impatto psicologico dei termini usati per descrivere un medesimo concetto. Cioè, lo stesso fenomeno viene definito con termini che evochino sensazioni positive, di pace, di giustizia, di libertà (‘autoliberazione’ anziché ‘suicidio’) oppure sensazioni negative che invece conducano la mente də interlocutorə verso l’idea di un evento moralmente intollerabile, con sentimenti di ribrezzo e allarme (‘pietosa morte’ piuttosto che ‘dolce morte’).
“Ogni individuo ha diritto alla vita.”
Questo diritto, proclamato nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e garantito da
numerose convenzioni internazionali, protegge l’accesso alla vita e vieta che chiunque ne sia privatə arbitrariamente. Questa interpretazione tuttavia appare un po’ stretta. Infatti, entro questi due estremi della vita, si profila una lacuna in materia di protezione, proprio perché, così inteso questo diritto non comprende il rispetto dell’insieme degli altri diritti dell’uomo.
Sulla base di queste considerazioni, l’association de Consultants Internationaux en Droits de
l’homme (CID), fin dalla sua creazione nel 1983, ha intrapreso una ricerca sull’utilità di un nuovo concetto di “diritto di vivere”, che inglobasse in particolare il “diritto alla vita” e il diritto a condizioni di vita soddisfacenti. Non c’è contraddizione tra le nozioni di “diritto alla vita” e di “diritto di vivere”. Si tratta infatti di un medesimo concetto che deriva dalla vita stessa, e che genera diverse possibilità di protezione.
Nel diritto internazionale la nozione di “diritto alla vita” concerne principalmente la protezione
contro tutti gli attentati arbitrari alla vita. Tale diritto copre, non solo l’inizio e la fine della vita, perché senza vita non ci sono né persona né diritto, bensì sussiste per tutta la durata della vita umana, perciò la sua protezione deve estendersi a tutto ciò.
Infatti, la vita non deve essere intesa solo come una dimensione biologica, ma essa va difesa dalla nascita, durante tutta la sua durata, fino al suo termine, ed ha numerose altre dimensioni – culturale, economica, sociale, etica – che si fondono in un contenuto unico proprio di ciascuna persona.
Quindi, dal punto di vista dei diritti dell’uomo, il “diritto di vivere” è completato dagli altri diritti.
L’obiettivo deve essere quello di permettere che la vita umana sia vissuta nella dignità e nella pienezza di tutti i diritti dell’uomo.
Noi di Eduxo crediamo che ognunə debba essere libero di scegliere.
Noi di Eduxo crediamo nell’Eutanasia legale e sosteniamo il referendum.
Fonti:
L’Espresso, Eutanasia generazione Fabo (Grieco, 05/09/2021)