Secondo l’Enciclopedia Treccani, una discriminazione è
«il fatto di discriminare o di essere discriminato; distinzione, diversificazione o differenziazione operata fra persone, cose, casi o situazioni; diversità di comportamento o di riconoscimento di diritti nei riguardi di determinati gruppi politici, razziali, etnici o religiosi. »
Sebbene tale definizione risulti esplicativa, la sua formulazione può lasciare in dubbio sull’esistenza di alcune forme di discriminazione, il cui riconoscimento può risultare particolarmente pericoloso. Esaminiamo perchè.
GRUPPI MARGINALIZZATI
Ciò che la storia ci insegna è l’esistenza di una discriminazione non nei confronti di meri gruppi, bensì di gruppi marginalizzati – che da secoli subiscono esclusione, razzizzazione e deumanizzazione – ognuno per motivi di diverso tipo: etnici, politici, razziali, religiosi, di orientamento sessuale e/o identità di genere. È infatti difficile immaginare una presunta discriminazione nei confronti di gruppi che rappresentano caratteristiche appartenenti alla maggioranza della popolazione: basti pensare all’essere di origine caucasica, all’identificarsi eterosessuale, cisgender, o ancora al professare una religione nella quale si riconosce gran parte della popolazione.
I gruppi maggioritari – è un dato di fatto – non hanno mai subito, nel corso della storia, alcun tipo di discriminazione per almeno una delle caratteristiche che li contraddistingue nell’essere maggioritari. In altre parole, non è difficile constatare che nessuna persona eterosessuale abbia mai subito discriminazione per il suo orientamento sessuale; che nessuna persona di origine caucasica abbia mai subito discriminazione per il colore della sua pelle; e così via.
RAZZISMO AL CONTRARIO: UN ESEMPIO
Il razzismo al contrario, o razzismo inverso, non esiste. Tuttavia, si possono verificare dei casi in cui delle persone nere o “di colore” possano avere dei risentimenti nei confronti delle persone caucasiche. (NB: l’utilizzo del termine “di colore” è inteso nel suo senso anglofono, cioè come termine ombrello che si riferisce a persone “non bianche” ed in particolare a persone vittime di razzismo e discriminazione in una cultura prevalentemente caucasica).
Il razzismo rappresenta storicamente un insieme di teorie con fondamenti anche molto antichi – smentiti dalla scienza moderna – manifestatesi in ogni epoca, con pratiche di oppressione e segregazione razziale. Teorie razziste sostengono che la specie umana sia un insieme di razze biologicamente differenti e gerarchicamente ineguali; una presunta differenza biologica. Il razzismo, infatti, è ogni tendenza – psicologica o politica – suscettibile di assurgere a teoria o di essere legittimata dalla legge che, fondandosi sulla presunta superiorità di una razza sulle altre o su di un’altra, favorisca o determini discriminazioni sociali o addirittura genocidio. Affinchè si parli di razzismo, quindi, è importante che si verifichino atteggiamenti attivi di intolleranza che, molto spesso, sfociano in minacce, discriminazioni, violenze verso gruppi di persone.
Da qui ha senso sostenere che l’esistenza del razzismo al contrario è infondata: quando persone “di colore” sviluppano intolleranza nei confronti di persone caucasiche, queste non le odiano perché pensano di essere loro biologicamente superiori e quindi di poter disprezzare, ma in conseguenza del razzismo. Questo non significa che questi comportamenti siano giusti, condivisibili o giustificabili perché basati su delle ragioni, ma significa che sono comprensibili. In altre parole, se una popolazione che per anni ha subito razzismo, dovesse praticarlo su un’altra popolazione, non si tratterebbe di razzismo al contrario, ma solo della conseguenza diretta o indiretta delle continue discriminazioni subite dalla comunità cui appartiene.
ETEROFOBIA: UN ALTRO CASO
L’eterofobia, intesa come il presunto corrispettivo dell’omolesbobitransfobia, cioè la paura e/o l’odio ed il disprezzo nei confronti delle persone eterosessuali – così come il razzismo inverso – non esiste. Nessuna persona eterosessuale e/o cisgender viene discriminata per il suo orientamento sessuale e/o identità di genere, e mai lo verrà. Ciò non esclude, come nel caso precedente, che esistano delle persone – solitamente appartenenti alla comunità LGBTQ+ – che provino sentimenti di intolleranza nei confronti di persone eterosessuali e/o cisgender.
Non è dunque possibile parlare di eterofobia, dal momento che ciò che tali persone provano non deriva dall’intolleranza nei confronti dell’eterosessualità e/o del cisgenderismo ma, con ogni probabilità, da episodi di bullismo subiti da parte delle persone eterosessuali e/o cisgender stesse, che nel passato hanno agito violenza – fisica e/o psicologica – nei propri confronti o di chi, con loro, condivide caratteristiche simili in riferimento a orientamento sessuale e/o identità di genere.
Per chiarire ogni eventuale dubbio, non tutte le persone eterosessuali praticano del bullismo, ma in quanto tali rientrano in una categoria di cui fanno parte altre persone che, invece, hanno bullizzato e/o bullizzano, dunque discriminano, in questo caso, persone appartenenti alla comunità LGBTQ+. Una persona che è stata vittima di violenze, infatti, tende a etichettare un’intera categoria come negativa.
A differenza dell’omolebobitransfobia, inoltre, l’eterofobia nasce per una ragione. Nel primo caso, infatti, le persone eterosessuali e/o cisgender non odiano le persone appartenenti alla comunità LGBTQ+ perché hanno subito violenza da esse, ma per il loro orientamento sessuale e/o identità di genere, verso cui provano incomprensione, paura, odio e/o disprezzo. La parola eterofobia rappresenta quindi una paura irrazionale. Per questo motivo, eterofobia ed omolesbobitransfobia non sono paragonabili.
Nonostante ciò, è importante sottolineare che odio e disprezzo sono sentimenti inutili, indipendentemente da chi li senta ed esprima mediante parole e/o comportamenti di diverso tipo, e definire alcuni sentimenti più comprensibili di altri non significa giustificarli.
CONCLUSIONI
Per concludere, questo articolo non vuole sminuire in alcun modo emozioni e/o sensazioni di alcuna persona. È importante sottolineare che odio e disprezzo sono sentimenti inutili, indipendentemente da chi li senta ed esprima mediante parole e/o comportamenti di diverso tipo; e definire alcuni sentimenti più comprensibili di altri non significa giustificarli. Ogni tipo di offesa è ingiusta e non merita giustificazione.
Tuttavia, il solo riconoscimento di forme di discriminazione insensate e infondate rischia di danneggiare – anche in modo grave – comunità o popolazioni che da secoli subiscono violenze e soprusi per il solo caratterizzarsi con particolarità differenti dai gruppi definiti maggioritari.
FONTI
https://treccani.it/vocabolario/discriminazione/
https://www.dictionary.com/e/acronyms/bipoc/