Per dirlo con le parole del famoso sociologo Levi-Strauss
«La parola famiglia è così usuale, e si riferisce ad un tipo di realtà così legato all’esperienza quotidiana che potremmo illuderci (…) di trovarci di fronte a un problema semplice»
Claude Lévi-Strauss, 1967
La storia dell’uomo ha una vastissima gamma di modi di organizzare e dare significato a generazioni, sessualità, relazione tra generi e numerosi altri fattori.
In questo senso invece che parlare di una Famiglia è più corretto presupporre che esistano più famiglie.
Per capire quanto sia impossibile dare una definizione universale basta pensare alla relazione tra famiglia e contesto sociale. Essi si influenzano a vicenda tanto che si può dire che il cambiamento sociale determina il modo che abbiamo di intendere la famiglia ma allo stesso tempo come intendiamo la stessa innesca e determina cambiamenti culturali.
Sicuro è che il modo in cui si intende la “famiglia” influenza la nostra vita dal vissuto quotidiano all’orientamento delle politiche sociali.
Per dare un primo carattere generale alle famiglie si può dire che sono il contesto in cui formiamo la nostra socializzazione da piccolз e dove ci creiamo una nostra visione del mondo da utilizzare in età adulta.
Potremmo dire quindi che in essa creiamo il nostro “biglietto da visita” per il mondo esterno.
È quindi una delle dimensioni fondamentali per definire il benessere socio-economico degli individui insieme a Stato e Mercato.
OGGI CHE VISIONE ABBIAMO DELLE FAMIGLIE ?
Andando nello specifico, non esiste un modo univoco per classificare la famiglia ma unendo e rielaborando varie ipotesi storiche ad oggi si sono identificati diversi fattori con cui si possono classificare.
Dopo un lungo dibattito nello scorso secolo su quali aspetti fossero più importanti per definire una relazione famigliare le teorie più moderne parlano di una dimensione fisica e di una dimensione relazionale, ossia non solo famiglie composte da rapporti parentali ma anche da rapporti più ampi con persone con cui si hanno legami stretti di vicinanza emotiva.
Per dirla con le parole di Morgan, sociologa britannica della famiglia, Family is a doing, la famiglia non si può definire con criteri fissi ma è un insieme di pratiche quotidiane, azioni ordinarie orientate ad avere qualche effetto su un altro individuo.
Per questa visione di pensiero molto progressista ancora oggi quindi ognunә decide di costruire la propria famiglia prendendosi cura dз altrз senza nessuna costrizione parentale di sangue o riconosciuta tramite vincolo matrimoniale.
La “famiglia” riconosciuta non come vincolo naturale ma come costrutto sociale può essere formata da molto più che una coppia di genitorз, lз loro figlз e il parentado circostante. Non è necessario il matrimonio per essere una famiglia vera e propria e il centro rimane il rapporto affettivo, in questo modo ognunә può decidere le proprie “regole” per decidere cosa considerare famiglia o meno.
Nella realtà istituzionale però queste regole hanno necessità di essere più stringenti e con criteri univoci e universali per definire cosa sia un nucleo famigliare o meno.
STUDI LUNGHI UN SECOLO PER TROVARE UN ACCORDO
Se da una parte le scienze sociali hanno scardinato il concetto fisso di famiglia dall’altra le istituzioni si trovano più in difficoltà a normare questo concetto.
A livello storico i due approcci principali sono stati quello funzionalista e quello strutturalista.
Il primo risponde alla domanda “a cosa serve la famiglia?” e ricerca delle caratteristiche sistematiche e universali.
La risposta che si sono datз lз studiosз nella prima metà del 900 è quella a cui si ancorano oggi lз sostenitorз della famiglia tradizionale, ossia che il fine ultimo della famiglia è quello della riproduzione, della cura e dell’educazione dз più piccolз.
Pochi anni dopo la formulazione di questa teoria di Malinowski, antropologo del secolo scorso, si sono presentate le prime grandi criticità. Tra le diverse culture variano moltissimo i ruoli genitoriali e i rispettivi compiti, in alcuni casi addirittura i compiti di cura erano affidati a parenti come zii o zie con determinate mansioni regolate a livello sociale.
Nella seconda metà del 900 l’approccio Funzionalista risponde invece alla famiglia come insieme di elementi da cui è composta.
Laslett, massimo esponente di questa visione, individua diverse tipologie di famiglie in base al numero dз componenti e ai rapporti che intercorrono tra loro.
Dall’unione di queste due teorie si è arrivati alla teoria più in uso oggi per definire le tipologie di famiglia, dei criteri trasversali che prendono in considerazione più tipologie di caratteristiche:
- CRITERIO GEOGRAFICO RESIDENZIALE: individui che dormono abitualmente nella stessa abitazione (sotto lo stesso tetto)
- CRITERIO FUNZIONALE: condividono alcune attività (es. crescere lз figlз, mangiare, consumare, produrre, etc)
- CRITERIO RELAZIONALE: esiste un rapporto di discendenza o parentela
Questo modello si integra con il modello “Family is a doing” fissando criteri precisi ma non ghettizzanti per definire il proprio nucleo familiare.
MA IN ITALIA? COME FUNZIONA?
In Italia l’Istat ha definito 4 tipi di famiglie possibili:
- Unipersonali
- Coppie senza figlз
- Coppie o singolз con figlз
- Estese
A livello anagrafico è definita come
“Agli effetti anagrafici per famiglia s’intende un insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozioni, tutela o da vincoli affettivi, coabitanti ed aventi dimora abituale nello stesso Comune. Una famiglia può essere costituita da una sola persona”
Tuttavia questo è valido solo per l’Italia e negli ultimi anni si sta cercando di trovare una soluzione unica per definire la famiglia in senso ampio.
La definizione ONU/Eurostat è distante in diversi punti da questa e in generale, parlando solo per l’Unione Europea, quasi ogni paese ha una sua definizione.
A disomogeneità di definizione corrispondono effetti iniqui a livello di politiche sociali.
Si creano mancanze di tutele in alcuni casi e “scappatoie” fiscali in altre. Ci si potrà trovare con genitorз non riconosciutз legalmente per vari motivi o con genitorз legalmente riconosciutз ma residenti in altri stati per motivi fiscali.
È necessario che si continui quindi a parlare di diritti sociali e delle famiglie per riuscire a creare una sensibilità sempre più diffusa e a far emergere l’urgenza di normative che regolino queste lacune e che forniscano tutele per tutte le famiglie esistenti senza creare una profonda distanza tra normative e realtà dei fatti.
FONTI
“R. Ghigi, Fare la differenza. L’educazione di genere dalla prima infanzia all’età adulta, Il Mulino 2019;
“R. Ghigi & R. Sassatelli, Corpo, genere e società, Bologna, Il Mulino
“https://ricerca.unicusano.it/wp-content/uploads/2015/09/Famiglia-in-prospettiva-sociologica-Luzi.pdf
“https://sociologica.unibo.it/article/view/9081/9039
“http://www.scielo.org.mx/scielo.php?script=sci_arttext&pid=S2448-64422016000100145