Nel 2015 la Lega ha presentato una proposta di legge costituzionale per permettere l’esercizio del diritto di voto a partire dai 16 anni ed Enrico Letta, nel suo discorso all’Assemblea nazionale del Partito Democratico di marzo 2021, prima di essere eletto segretario, ha ri-esplicitato la stessa proposta. Letta stesso aveva già detto ciò nel 2019, riprendendo Veltroni che l’aveva lanciata nel 2007.
Fermi tuttɜ: un attimo di chiarezza. Adesso come funziona? Secondo la Costituzione italiana (1948), bisogna avere compiuto 18 anni per esprimere il proprio voto per la Camera e 25 anni per il Senato. NOTA: La legge costituzionale per permettere alle persone che hanno compiuto 18 anni, di eleggere anche lɜ senatorɜ, si era fermata il 15 ottobre 2020 quando è stata chiesta l’ennesima rilettura del ddl, dopo essere stata approvata a larghissima maggioranza alla Camera nel luglio 2019.
E nel resto del mondo? In Austria, Malta, Grecia, Ungheria, Germania, Svizzera, Scozia, Norvegia, Argentina, Brasile, Nicaragua, Cuba, Ecuador, Indonesia, Corea del Nord, Timor Est si può già votare dai 16-17 anni!
In Italia permettere aɜ sedicenni di votare significherebbe:
a) anticipare la maggiore età con conseguenze dirette anche sul piano penale, civile e amministrativo. => modifica all’art. 2 del codice civile
oppure
b) modificare la Costituzione abbassando solamente l’età necessaria al voto
In ogni caso se si vuole procedere bisogna prevedere un intervento che armonizzi l’intero sistema e che renda coerente il sistema giuridico italiano dal punto di vista di diritti, doveri e responsabilità civili-penali in base all’età del soggetto.
Chi è contro al voto aɜ sedicenni crede che a quell’età non si sia sufficientemente maturɜ, istruitɜ e consapevolɜ e che lɜ sedicenni siano irresponsabili e incapaci di avere una coscienza politica […]. Un altro argomento contro l’estensione ha a che fare con le priorità della politica, che non dovrebbe occuparsi dɜ giovani concedendo loro il diritto di voto, ma occupandosene sul serio. […]. (Il Post).
A queste persone a noi viene da dire: rendiamo lɜ giovani sedicenni istruitɜ, consapevoli e responsabili, rendiamolɜ capaci di avere una coscienza politica!
Insegniamo loro il diritto, l’economia, l’educazione civica (sul serio) e rendiamolɜ persone coinvolte secondo il principio dell’”engagement” francese. Bisogna avere una scuola, un’istruzione coerente che dia aɜ studentɜ gli strumenti necessari per avere una propria coscienza critica e una visione del mondo consapevole. Vogliamo una politica che investa di più nella scuola perchè la scuola forma le menti del futuro e solo una scuola aperta e responsabile potrà formare persone che lo siano altrettanto nei confronti del nostro stato e del nostro pianeta.
Chi dice sì, oltre a quanto appena detto, ritiene che sia fondamentale diminuire il peso elettorale dɜ “anzianɜ”, che, come è risaputo, in Italia “pesano molto” a causa dello squilibrio demografico che vede l’Italia come il secondo stato più vecchio del mondo dopo il Giappone. La proposta di legge, quindi consentirebbe di ridurre in modo marginale il divario.
Inoltre, il fatto che lɜ giovani siano meno dɜ anzianɜ, quindi il fatto che esista un reale e concreto svantaggio numerico, porta lɜ giovani a non vedere riconosciute e apprezzate le proprie cause e di conseguenza a perdere fiducia nei confronti della politica italiana. Come dice il prof. Clementi (Costituzionalista e docente dell’Università di Perugia), l’attuale sistema infatti toglie aɜ giovani la possibilità di poter incidere nelle decisioni e di conseguenza produce differenze notevoli nel definire l’agenda politica, rallentando ogni spinta al futuro che desiderano le nuove generazioni.
Sono le nuove generazioni il nostro futuro, siamo noi il futuro, ecco perché il diritto di voto è determinante affinché possano contribuire concretamente alle decisioni per dare un forte apporto alle nuove esigenze e che possano dire a tuttɜ qual è la loro idea di futuro, che proprio loro abiteranno e amministreranno.
Lɜ giovani sono giovani impegnatɜ, lo vediamo dalle piazze piene, dalle proteste per il clima, per i diritti delle donne, per il diritto allo studio, per i diritti civili, per l’omolesbobitransfobia, per il razzismo e molto altro ancora.
«Abbinare l’estensione del diritto al voto (…) a un potenziamento del diritto alla cittadinanza nelle scuole, potrebbe essere il modo più efficace per rafforzare (…) l’interesse a capire meglio le sfide del proprio tempo e il percepirsi come parte attiva per le soluzioni da dare». (Il Sole 24 ore)
La politica infine avrebbe l’opportunità di innovarsi e di aprirsi a tematiche nuove, globali, intergenerazionali e multiculturali.
La politica avrebbe l’opportunità di “ringiovanirsi” di volti ed idee e chissà, potrebbe far diventare l’Italia un vero e proprio modello per il mondo intero.
Il Post, Il diritto di voto andrebbe esteso ai 16enni? – 16 marzo 2021
Il Sole 24 Ore