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Il congedo mestruale: un diritto inalienabile

L’espressione “congedo mestruale” potrebbe risultare sconosciuta a molt*, probabilmente perché in Italia se ne parla davvero poco e non esiste una legge che lo autorizzi.

Stiamo parlando di quei giorni di riposo destinati alle donne che hanno un ciclo mestruale doloroso (cfr. articolo “dismenorrea”) e che quindi le costringe a lavorare in condizioni debilitanti, oppure restare a casa ma senza retribuzione.

Nel nostro territorio si è parlato per la prima volta di congedo mestruale nel lontano 2016, quando le deputate Romina Mura, Daniela Sbrollini, Maria Iacono e Simonetta Rubinato hanno firmato la proposta di legge n. 3781.

Da quel momento in poi la proposta è rimasta solo una proposta, chiusa nei cassetti del Parlamento.

Tutto tace a quanto pare, come nel resto dell’Europa. Nessun paese europeo garantisce il congedo mestruale

Alcune aziende hanno deciso però di adottarlo per conto proprio. È importante sottolineare che, qualora il congedo dovesse diventare realtà, dovrà essere garantito anche agli uomini transgender, che non sono assolutamente dei cittadini di serie B.

*in questo articolo si parlerà di mestruazioni e si cercherà di farlo con un linguaggio quanto più inclusivo possibile, poiché anche alcuni uomini transgender hanno il ciclo mestruale e sono inclusi in questo discorso.

Chi soffre di dismenorrea dovrebbe avere diritto a dei giorni di riposo retribuiti, in teoria. In pratica succede che spesso si finisce col lavorare, anche con tutti i dolori che le mestruazioni possono comportare. In molti paesi, tra cui l’Italia, il congedo mestruale non esiste.

La sofferenza fisica e psicologica, quindi, non viene riconosciuta o ritenuta importante.

Il congedo mestruale è riconosciuto in:

  • Indonesia: introdotto nel 2003; due giorni di congedo al mese
  • Corea del Sud: introdotto nel 2001. Qui le donne hanno diritto anche ad una retribuzione se non usufruiscono del congedo mestruale
  • Taiwan: introdotto nel 2013; un giorno al mese, però se superano tre giorni di assenza in un anno, saranno conteggiati come giorni di malattia
  • Zambia: introdotto nel 2015; un giorno al mese
  • Giappone: qui è stato addirittura introdotto nel 1947

Ci sono poi paesi dove il congedo non è legge, ma alcune aziende hanno deciso di adottarlo lo stesso: la Nike dal 2007, oppure Coexist (un’azienda di Bristol) dal 2016.

C’è però da fare un appunto sui paesi appena citati.

Per quanto il congedo sia stato garantito, alla base c’è una motivazione di stampo sessista e molto antiquata!

In Oriente, infatti, esiste la credenza che se le donne non riposano durante il periodo mestruale, potranno poi avere dei problemi durante il parto. Quindi, in questo senso, più che tutelare la donna, si va a tutelare una futura e possibile nascita.

  • IL CASO ZOMATO: DIRITTI PER TUTT*

Un caso emblematico è quello della multinazionale indiana Zomato, la quale offre un servizio di food delivery dal 2008. L’azienda ha infatti concesso ben dieci giorni all’anno ad ogni donna e non solo:
La novità, che viaggia verso la strada dell’inclusività, è che sono stati inclusi anche gli uomini transgender.
Deepinder Goyal, CEO di Zomato, ha affermato

“Vogliamo promuovere una cultura di fiducia, verità e accettazione. Zomato sa che uomini e donne nascono con realtà biologiche diverse. Il nostro lavoro è assicurarci di dare spazio ai nostri bisogni biologici, senza abbassare l’asticella della qualità del nostro lavoro e dell’impatto che creiamo”.

Ma non finisce qui, in quanto l’azienda ha anche assicurato protezione alle persone richiedenti congedo mestruale. Nel caso in cui dovessero essere vittime di molestie verbali potranno rivolgersi al centro interno a Zomato dedicato alla prevenzione delle molestie sessuali. Inoltre, sul sito web dell’azienda, si possono leggere le seguenti parole

“Una nota per gli uomini: […] questa è una parte della vita e sebbene non comprendiamo quello che le donne affrontano, dobbiamo fidarci di loro quando dicono di aver bisogno di riposare”.

E IN ITALIA?

Il 27 aprile 2016 fu presentata una proposta di legge composta da un solo articolo in cui, riassumendo, veniva chiesto di concedere tre giorni al mese di riposo retribuiti ad ogni donna che soffrisse di dismenorrea, a seguito della consegna di una certificazione medica.

Com’è intuibile la proposta non è diventata legge, lasciando così molte persone a fare i conti con un sistema che non si prende cura di loro.

Anche se non è diventata legge, non tutt* hanno apprezzato la proposta, poiché si teme possa intensificare le discriminazioni di genere.

La paura, per alcun*, risiede nella scelta dei datori di lavoro i quali potrebbero preferire a priori gli uomini alle donne, non tenendo quindi conto delle loro capacità, ma solo delle loro funzioni biologiche.

Una preoccupazione, questa, già sentita in merito al congedo di maternità.

FONTI:
https://fairygodboss.com/articles/paid-menstrual-leave-yes-please
https://quifinanza.it/lavoro/video/congedo-mestruale-donne-indiana-zomato-italia/408399/
https://www.zomato.com/blog/period-leaves#:~:text=At%20Zomato%2C%20we%20want%20to,period%20leaves%20in%20a%20year.&text=A%20note%20for%20men%20%E2%80%93%20our,t%20be%20uncomfortable%20for%20us.
https://www.camera.it/dati/leg17/lavori/schedela/apriTelecomando_wai.asp?codice=17PDL0044140 https://www.peopleforplanet.it/le-mestruazioni-sono-ancora-un-tabu-e-il-congedo-mestruale-pure/ https://en.wikipedia.org/wiki/Menstrual_leave

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