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Il genocidio degli anglofoni in Camerun

Dal 2016 fino ad oggi è in corso un vero e proprio genocidio della popolazione anglofona in Camerun per mano dello Stato.

Il Camerun è uno stato bilingue. Questo è dovuto alla sua storia: fino al 1959, infatti, il Camerun era una colonia controllata sia dai Francesi che dagli Inglesi.

Qualche anno dopo aver ottenuto l’indipendenza le due parti decisero di riunificarsi per formare una Repubblica democratica unita. Da allora anglofoni e francofoni coesistono.

I conflitti dei quali parliamo sono iniziati nel 2016 in seguito alla repressione violenta da parte delle forze di sicurezza dello Stato di avvocati e insegnanti anglofoni durante una manifestazione pacifica.

Questa repressione governativa ha animato il nazionalismo anglofono e ha portato alla formazione e alla mobilitazione di un movimento separatista armato.

Questo movimento si è poi frazionato in una serie di milizie minori, tra cui l’Ambazonia Defence Forces (ADF) e le Southern Cameroons Defence Forces (SOCADEF).

Il 2 ottobre i gruppi separatisti dichiararono collettivamente l’indipendenza per la Repubblica separatista di Ambazonia.

Il presidente Paul Biya rispose con la forza, dichiarando guerra al movimento secessionista e ai suoi sostenitori, che etichettó come “terroristi”.

Dal 2016, i combattimenti tra forze governative e militanti separatisti hanno causato circa 4000 vittime, più di 679.000 sfollati anglofoni, 60.000 in fuga come rifugiati nella vicina Nigeria. Numerose altre persone hanno intrapreso la via del mare per l’Europa.

Le tensioni regionali tra i separatisti e il governo sono una delle ragioni principali per la quale quasi 1 milione di persone sono fuggite dalle regioni nord-occidentali e sud-occidentali del Camerun.

I civili sono visti come bersagli da entrambe le parti in guerra, con conseguenti perdite di migliaia di vite come “danni collaterali”. 

Abbigliamento, età, indossare certi colori o semplicemente trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato potrebbe portare alla morte. 

Secondo il diritto internazionale umanitario alle parti in guerra è vietato danneggiare civili.

Anche se si sospetta che siano combattenti nemici devono essere protetti finché non agiscono in modo ostile.

In Camerun, queste leggi umanitarie vengono violate in modo sistematico. 

Secondo il NRC (Norwegian Refugee Council) la crisi anglofona è la crisi più trascurata nel mondo e secondo il Genocide Watch la situazione attuale è ad uno Stage 9 a livello di massacri e a Stage 10 a livello di negazione.

Questa negazione e il conseguente silenzio mediatico sono le ragioni per cui gli episodi di violenza – come ad esempio l’attacco ad una scuola nella regione di Kumba del 24 ottobre in cui morirono decine di bambini – persistono.

Di fronte alla situazione geopolitica nel continente Africano, spesso legata a quella Europea, la tendenza è quella di girarsi dall’altra parte.

I mezzi di informazione sono più interessati a raccontare le proteste in paesi come gli Stati Uniti e l’Europa.

Quelle che avvengono da anni nei paesi Africani vengono lasciate estinguersi nel silenzio con la conseguenza del perpetuarsi dell’oppressione della popolazione, sia da parte dei loro stessi capi di governo, sia da parte di terzi.

Fonti

https://www.genocidewatch.com/single-post/2020/08/10/genocide-emergency-cameroon

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