Come se questo 2020 non ci avesse presentato già abbastanza eventi da riempire due libri di storia. Questa settimana si aggiunge anche una notizia che ci arriva da oltreoceano: grandi proteste e scontri tra cittadini e polizia in Perù.
In Perù come anche in praticamente tutti gli altri Stati del Sud America la difficile gestione politica è purtroppo all’ordine del giorno. Anche a causa delle intrusioni politiche degli Stati Uniti del secolo scorso.
Facciamo un passo indietro: approfondimento sul Perù
Il Perù è una Repubblica Presidenziale. Quindi nella figura del Presidente si concentra anche il potere esecutivo, quindi egli è sia Capo del Governo che Capo di Stato.
In Perù la situazione politica è precaria da anni. Basti pensare che i quattro presidenti prima di Manuel Merino (ultimo presidente) sono tutti e quattro stati accusati di corruzione: due di questi ora sono in carcere, uno è in attesa di giudizio e uno è indagato.
L’ultimo presidente eletto fu Pedro Pablo Kuczynski, vinse le elezioni del 2016, ma si dimise due anni dopo a causa di uno scandalo di corruzione internazionale ed è da allora in carcere in attesa di processo. Al suo posto salì il suo vice, Martin Vizcarra, un centrista non supportato da nessun partito.
Nel corso dell’ultimo anno, come molti Paesi del mondo, anche il Perù ha dovuto affrontare una grave crisi economica dovuta alla pandemia
Ma a questa crisi si è affiancata anche la crisi politica: il 9 novembre il presidente Vizcarra è stato destituito in quanto accusato di “incapacità morale” con la scusa, senza prove certe, di corruzione durante il mandato di governatore nella regione di Moquegua (2016-2017).
Dopo la rimozione di Vizcarra, il 10 novembre è salito al potere Manuel Merino, in quanto presidente del Congresso peruviano ed è diventato nuovo presidente del Perù, in virtù della linea di successione stabilita dalla Costituzione peruviana. Merino, che già mesi fa aveva tentato di conquistare il potere fallendo, è sostenuto dal partito di destra Accion Popular, e sarebbe dovuto rimanere in carica fino alle elezioni di Aprile 2021.
In Perù, il popolo ha reagito a questa notizia violentemente
Come? scendendo in piazza e decidendo di opporsi alla destituzione di Vizcarra, che è stata percepita come un vero e proprio colpo di Stato. Le proteste si sono velocemente allargate a molte città del Paese, il più delle volte sfociando in scontri con la polizia. Gli scontri più violenti sono stati registrati nella serata di sabato, quando due giovani manifestanti di 22 e 24 anni hanno perso la vita. Secondo le forze dell’ordine sarebbero almeno 60 l * ferit*, imprecisati gli arresti. La rete dei gruppi per i diritti umani ha riferito che in realtà l * ferit* sono almeno 112, mentre 41 persone risultano disperse.
Pressati dalle ingenti proteste che non accennavano a diminuire, nella notte di sabato una decina di ministri di Merino hanno rassegnato le dimissioni. Merino ha seguito il loro esempio nel pomeriggio di domenica, quando il Parlamento gli ha presentato formalmente l’esortazione a dimettersi, concludendo il suo mandato di ben cinque giorni.
Ora il Parlamento peruviano si trova in una difficile situazione
Quella di dover trovare un* nuov* Presidente che si prenda la responsabilità di guidare un Paese nel caos almeno fino alle elezioni di aprile. Il Paese infatti è stato uno dei più colpiti dalla pandemia, per mesi è stato lo Stato col maggior numero di morti in rapporto alla popolazione, nonostante il lockdown generale che Vizcarra aveva imposto, anche militarmente.
Il sociologo peruviano Fernando Rospigliosi spiega: «Lo Stato peruviano è fallito da tempo, e le interminabili faide in Parlamento hanno distrutto quel poco che restava della credibilità della classe politica. Ora si rischio il vuoto e la deriva verso il populismo o l’autoritarismo».
Risollevare il Paese politicamente potrebbe rivelarsi ancora più complesso che risollevarlo dall’emergenza sanitaria.
Fonti: