I centri antiviolenza nascono grazie ai gruppi di autocoscienza femminile degli anni ’60-’70. In questo periodo, infatti, molte donne iniziano a riunirsi in luoghi specifici, lontano dagli uomini, per promuovere una riflessione “a partire da sé”. In questa situazione, si iniziano a narrare le proprie esperienze e a mettere in discussione ruoli tradizionali e aspettative, trovando spesso un elemento comune nelle storie riportate: il fatto che la famiglia fosse il luogo predisposto al controllo, al dominio e alla violenza dei partner.
Da qui nasce l’esigenza di scardinare il sistema familiare come lo si era sempre conosciuto, con un marito che faceva da padrone. Nascono quindi le prime case rifugio, in cui le donne possono vivere assieme a* figl* senza un capofamiglia, riuscendo a sovvertire l’ordine pre-esistente. La prima casa delle donne nasce nel 1989. In soli 10 anni nascono ben 70 Centri Antiviolenza (CAV). Nel 1996 viene a costituirsi la rete nazionale dei centri antiviolenza, con l’intento di promuovere un coordinamento nazionale, un lavoro politico e di supporto nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza. Dal 2008, i CAV non istituzionali vengono raggruppati sotto quello che è il coordinamento D.i.Re. (Donne in Rete contro la Violenza). Il 95% aderisce al 1522. La reperibilità dei Centri è vicina al 100% e 9 centri su 10 svolgono anche attività di educazione nelle scuole.
I CAV eccellono nelle formazioni per le proprie operatrici, e i temi maggiormente trattati sono legati alla tematica di genere (92,9%), sulla Convenzione di Istanbul (81,2%), sui diritti umani (64%) e il 51,3% sull’accoglienza delle donne migranti. Solo una minima parte invece (15,2%) sono dedicate alla formazione sull’accoglienza di donne con disabilità.
I CAV hanno una linea di lavoro comune, che coinvolge il lavoro in rete e in equipe, attraverso il superamento degli approcci tecnici standardizzati, al fine di mettere al centro il racconto della donna e la sua libertà di scelta. Nessuna azione o decisione viene attuata o presa senza che la donna abbia dato il consenso. Il modello che viene adottato è inoltre antiburocratico, flessibile e centrato sulle esigenze della donna e de* figl*.
COSA SONO I CAV
I Centri Antiviolenza sono luoghi di donne per donne.
Nascono con l’idea di proteggere e sostenere le donne che sono coinvolte in dinamiche di violenza e maltrattamento maschile nell’ambiente domestico al fine di costruire assieme a loro percorsi di fuoriuscita dalla violenza.
Si lavora sia sull’emergenza, sia secondo una progettualità (sempre e solo con il consenso della donna)
Si lavora in rete con i servizi (pronto soccorso, forze dell’ordine, assistenti sociali, scuole, mediatori/trici culturali, servizi per uomini maltrattanti, ginecologi/e, comunità mamma-bambino etc)
SERVIZI OFFERTI
Accoglienza telefonica
Colloqui di accoglienza
Colloqui psicologici
Consulenza legale
Gruppi di sostegno
Mediazione linguistica-culturale
Raccolta dati e ricerca
Formazione
Consulenza lavorativa
Interventi specifici
Ospitalità case rifugio
Progetti con minori vittime di violenza e/o violenza assistita
Tutti i servizi erogati sono gratuiti per le donne.
Non è presente il servizio di mediazione familiare, perché la Convenzione di Istanbul la vieta
COME FUNZIONA UN CAV
Accesso: Può avvenire spontaneamente o tramite invio dei servizi
Colloquio telefonico: si inquadra il problema e si fissa un primo colloquio conoscitivo
Colloqui di accoglienza: possono essere fatti da psicologhe o da altre figure professionali, a patto che ci sia una formazione di genere
Si inquadra la situazione e si cerca di valutare il rischio
Se necessario, si mette in sicurezza la donna tramite l’inserimento nelle case rifugio
Si lavora sulle capacità di empowerment, di autodeterminazione, di protezione e tutela
Si propongono consulenze legali o di indirizzamento lavorativo
Si attiva la rete dei servizi al fine di far avere un supporto formale
Si intraprendono percorsi SOLO se la donna è pienamente d’accordo
Ogni percorso è a sé. Non ci sono protocolli o linee generali da seguire. Ogni caso è valutato nella sua interezza e specificità
PERCHE NEI CAV LAVORANO SOLO DONNE?
MOTIVO STORICO: i CAV nascono come luoghi in cui le donne possono affrancarsi dal dominio maschile. Sono nati perché le donne si sono sentite libere di esprimersi al di fuori dello sguardo maschile
MOTIVO RELAZIONALE: a promuovere il cambiamento è la relazione che si instaura tra donna e donna. Il ruolo professionale non è neutro. La donna interpella la rappresentazione di sé “sessuandola”.
MOTIVO CULTURALE: per lavorare nei CAV è imprescindibile aver studiato e fatto propria l’ottica di genere. Nel 2020, gli studi di genere raramente arrivano nei corsi universitari. I corsi specifici sono inoltre frequentati da ragazze e donne, perché il problema viene ancora percepito come un problema “delle donne”, quando invece dovrebbe essere percepito come un problema maschile.
PAROLE CHIAVE
Auto aiuto
Autodeterminazione
Gratuità
Empowerment (rafforzamento a livello emotivo, psicologico etc)
Segretezza e antidiscriminazione
COME TROVO UN CAV VICINO A ME?
Se c’è necessità di contattare un centro antiviolenza (senza impegno o obbligo di iniziare un percorso) si può contattare il numero nazionale 1522. Le operatrici accoglieranno la richiesta e indirizzeranno al CAV più vicino sul territorio in cui si abita
Sul sito www.1522.eu c’è l’intera lista con tutti i CAV presenti sul territorio italiano divisi in base alla Regione. Sono indicati i contatti, gli orari di apertura e l’indirizzo del centro.
FONTI:
I centri antiviolenza – D.i.Re https://www.direcontrolaviolenza.it/i-centri-antiviolenza/
“I centri antiviolenza: dalla violenza maschile sulle donne alla costruzione di libertà femminili”: https://www.direcontrolaviolenza.it/wp-content/uploads/2014/06/LizKelly-DefinizioneCentroAntiviolenza.pdf
I centri antiviolenza – ISTAT (2017): https://www.istat.it/it/files//2019/10/Report-Centri-antiviolenza-2017.pdf
Referenti e Mappatura CAV – www.1522.eu