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Violenza domestica

La violenza domestica si chiama così perché si sviluppa all’interno delle mura di casa.

Spesso ci viene raccontata come un fenomeno che riguarda persone folli, adulte, e lontane da noi. È molto difficile riuscire a comprendere che alcune relazioni possono essere violente, perché la maggior parte delle volte le dinamiche relazionali hanno sfumature sottili e poco definite.

La differenza tra conflitto e violenza è difficile da comprendere se non ci viene spiegata.

Alla base della violenza c’è un’asimmetria di potere

Questo potere deriva da un disequilibrio di forze, che non sono solo fisiche, ma anche di status, di rapporti economici e di tanto altro. Quando si parla di questo tema è utile pensare al paradosso della rana bollita di Chomsky.

Una rana si immerge in una vasca piena d’acqua. Qualcuno accende un fuoco e l’acqua si riscalda. La rana allora si adagia ancora di più, colta dal tepore e si rilassa, continua a nuotare dolcemente. Dopo un po’ inizia a sentire che l’acqua è più calda, ma non ci fa troppo caso, dopotutto fuori fa freddo. È un po’ stanca, ma alla fine non ci sono pericoli. A un certo punto si accorge che forse l’acqua è davvero troppo calda ma non fa in tempo ad uscire, perché l’acqua ha iniziato a bollire e la rana non è riuscita a scappare.

N. Chomsky

È molto difficile discernere cosa sia la violenza se ogni giorno la narrazione che viene portata avanti da tv, giornali, film, amic* e parenti è che il proprio partner è geloso, stanco e che “ha ragione perché lo hai provocato” o ancora che in quanto ragazza/donna si è pesanti, pressanti, pedanti e insopportabili.

Continuamente le frasi che trattano l’argomento tendono a minimizzare i comportamenti maschili, a deresponsabilizzare i ragazzi e a responsabilizzare le ragazze.

“Ti controlla il telefono perché tiene a te, magari non si fida”

“Ti ha dato una spinta perché in realtà le piaci”

“Sta insistendo così tanto, perché non cedi?”

“Anche tu però, quanto te la tiri!”

Sono tutte frasi che sentiamo ripetere ogni giorno, e che contribuiscono a costruire chi siamo. Molto probabilmente, chi è in una dinamica violenta non la percepisce come tale. 

La violenza domestica designa “tutti gli atti di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica che si verificano all’interno della famiglia o del nucleo familiare tra attuali o precedenti coniugi o partner”

Si inserisce all’interno della violenza contro le donne, ovvero una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione che comprende atti violenti basati sul genere che provocano danni di natura fisica, sessuale, economica, psicologica e che comprendono le minacce di compiere tali atti, la coercizione e la privazione della libertà personale della donna. 

È il tipo di violenza più diffuso in Europa. 

Andiamo a vedere nel dettaglio le diverse forme di violenza che si possono articolare nella violenza domestica

  1. VIOLENZA ECONOMICA

Alcuni esempi (non esaustivi) sono:

  • costringere la donna a licenziarsi
  • costringerla a firmare assegni 
  • costringerla a fare prestiti
  • non farle avere accesso al conto corrente
  • costringerla a firmare investimenti (e a indebitarsi)
  • verificare la spesa dagli scontrini
  • controllare la gestione dei soldi della donna
  • tenere all’oscuro la donna delle entrate familiari
  • negare soldi per cure o medicine
  • svuotare il conto corrente in previsione della separazione.

Una delle motivazioni per cui le donne non riescono ad uscire da una relazione violenta è il fatto che manca l’indipendenza economica

Le donne si ritrovano a essere quindi senza soldi, con figl* (spesso abusat* e maltrattat*), senza casa (è difficile che l’uomo venga allontanato), senza supporto (spesso amic* e parenti minimizzano le violenze e dicono alle donne di “sopportare” per il bene della relazione e de* bambin*)

2. VIOLENZA PSICOLOGICA

Alcuni esempi (non esaustivi) sono

  • minacce di far del male alla donna o a* figl*
  • sputi, insulti, svalutazioni (degli interessi, del lavoro, dello studio)
  • umiliazioni
  • derisioni 
  • controllo su spostamenti, cellulare, amicizie
  • attribuzione della colpa
  • negazione che alcuni comportamenti siano stati agiti,
  • tattica “del silenzio”.

Uno dei motivi per cui le donne non riescono a uscire dalla violenza è che vengono indotte alla dipendenza. 

Si parla di “dipendenza indotta”.

Piano piano i partner si sostituiscono a tutt* e diventano necessari per il sostentamento.

Si arriva a credere di essere ciò che il partner ci dice che siamo (insopportabili, pesanti, incapaci etc)

3. VIOLENZA FISICA

Alcuni esempi (non esaustivi) sono:

  • schiaffi
  • botte, calci, spinte
  • lancio di oggetti (o botte con oggetti)
  • soffocamento
  • uso di arma da fuoco o da taglio

Una delle motivazioni per cui le donne non denunciano è che spesso il pronto soccorso non è preparato ad accogliere vittime di violenza.

Con referti superiori a 20 giorni però, parte in automatico la denuncia (d’ufficio). 

Spesso i partner corrono in ospedale per farsi refertare tagli e/o graffi, accusando la donna di averli aggrediti.

Generalmente, le lesioni degli uomini sono minime, e sono dovute a tentativi di difesa della donna.

Vengono comunque tenuti in considerazione nei processi

4. VIOLENZA SESSUALE 

Alcuni esempi (non esaustivi) sono:

  • costringere ad avere rapporti sessuali
  • costringere a praticare sesso orale
  • minacciare per ottenere prestazioni sessuali
  • imporre pratiche sessuali indesiderate
  • imporre contatti sessuali non consensuali

Questo tipo di reato è sottostimato. In primis perché la donna spesso non riconosce la violenza, perché esperisce il paradigma stereotipico della donna che deve “concedersi” al marito quando lui lo richiede.

In secondo luogo, le denunce di stupri commessi da partener in Italia sono sommerse per il 93% e quelli commessi da non partner per il 96%. 

Si parla di “ciclo della violenza”

La dinamica violenta si articola in 4 fasi

  1. Fase della luna di miele: i partner iniziano a frequentarsi, ad uscire, a fare attività insieme, a conoscersi, a scoprirsi
  2. Fase della tensione: la quotidianità si fa tesa, l’uomo inizia ad agire violenza psicologica, a creare un clima negativo fatto di insulti e silenzi. La violenza non è visibile ma è palpabile da tono della voce, espressioni etc.
  3. Fase dell’esplosione: qualunque cosa diventa un pretesto per agire violenza (fisica e/o sessuale). La scusa può essere un bicchiere rotto, un* bambin* che piange, la cena servita in ritardo, la tv spenta, l’essere rientrata più tardi etc. Sono tutte situazioni che potremmo definire “leggere” e che invece scatenano la violenza. Si ha violenza fisica, danneggiamento di oggetti, aggressioni etc.
  4. Fase del pentimento: l’uomo sposta la responsabilità su altri elementi (stress, lavoro, gelosia, stanchezza etc). Minimizza quanto accaduto e promette di cambiare

Come uscire da una relazione violenta?

È importante capire che per uscire da una relazione violenta c’è bisogno di un supporto in rete.

I centri antiviolenza per il momento sono la principale forma di aiuto per l’autonomia e la fuoriuscita dalla violenza

Ogni regione ha più di un centro antiviolenza. I CAV sono raggruppati sotto il coordinamento nazionale D.i.Re (Donne in rete contro la violenza)

Il numero nazionale è il 1522.

Il sito www.1522.eu ha una lista dei centri antiviolenza per ogni regione, con contatti, numeri utili e tipologia di reperibilità che possono essere liberamente contattati.

Deve essere la donna/ragazza a mettersi in contatto.

È importante non sostituirsi. La scelta è e sarà solo sua.

Va data importanza alla sua capacità di autodeterminazione. Un indirizzamento è sempre utile, ma è la donna/ragazza a poter scegliere liberamente se rivolgersi a un centro antiviolenza. 

Quindi, ricapitolando…

Il motivo principale per cui le donne non escono da una relazione violenta è che la violenza è intermittente

La violenza in una relazione affettiva è profondamente confusiva. Le azioni e i comportamenti violenti sono graduali, intermittenti e compiuti da chi si ama.

Decidere di restare all’interno di una relazione violenta è una decisione che va rispettata. Decidere di uscire da una relazione violenta è una decisione che va rispettata. 

Il rispetto e il consenso sono alla base del lavoro dei centri antiviolenza.

Niente viene fatto senza il consenso della donna.

Al centro c’è lei. C’è la sua storia, che è unica e personale.

FONTI 

Convenzione di Istanbul 

D.i.Re Donne in Rete contro la violenza: 

Quando l’uomo diventa un tesoriere-despota: la violenza economica taglia l’indipendenza alle donne: https://www.repubblica.it/economia/2018/03/08/news/guida_violenza_economica_casa_donne_maltrattate-190585791/

Forme di violenza: http://www.medeacontroviolenza.it/forme-di-violenza/#:~:text=VIOLENZA%20FISICA,lancio%20di%20oggetti

Mappatura 1522: https://www.1522.eu/mappatura-1522/ 

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