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Laogai: i campi di concentramento cinesi

TRIGGER WARNING: IL TESTO CONTIENE PAROLE FORTI CHE RICHIAMANO VIOLENZE E TORTURE.

I Laogai, in cinese letteralmente “riforma attraverso il lavoro”, sono campi di concentramento per prigionieri politici, donne e uomini appartenenti a minoranze etniche come gli Uiguri.

Qui si lavora 18 ore al giorno e si è puniti con la denutrizione e la tortura, se solo si rallentano i ritmi di lavoro.

La condanna al laogai richiede un processo ufficiale e viene applicata a soggetti riconosciuti dalla legge come criminali.

I detenuti sono privati dei diritti civili e non ricevono salario.

I detenuti nei laogai sono vittime di continua violenza fisica e psicologica.

Detenzioni arbitrarie, esecuzioni sommarie, sterilizzazioni, privazioni del cibo e del sonno sono solo alcune delle torture a cui sono soggetti.

La violazione dei diritti umani più raccapricciante consiste nel prelievo di organi dei prigionieri politici, utilizzandoli come “donatori” non consenzienti, mantenuti in vita soltanto a questo scopo.

In Cina la cifra stimata del totale dei laogai é di 1045, in cui vi sono rinchiuse circa 8milioni di persone.

Il governo cinese definisce i campi come “centri di allenamento vocazionali”, dicendo che le persone non sono obbligate ad andarci, che i prigionieri non sono prigionieri, ma studenti.

Chi ci è stato ha però raccontato il contrario. 

Questi campi sono di fatto delle prigioni in cui si viene forzati ad andare, senza alcuna scelta.

Le persone vengono separate dalle famiglie e ricevono un indottrinamento politico.

Con “Laogai” si intende un determinato tipo di lavori forzati previsto dal sistema carcerario cinese che include anche il “laojiao” (“rieducazione attraverso il lavoro”) e il “jiuye” (“personale addetto al lavoro forzato”), che da alcuni viene considerato una forma indiretta di reclusione.

Gli Uiguri sono un’etnia turcofona di religione islamica, essi vivono nello Xinjiang, una regione autonoma della Repubblica popolare cinese a nord-ovest del paese, una regione ricca di risorse come petrolio e gas naturali.

Le autorità cinesi vedono gli Uiguri e le altre minoranze musulmane dello Xinjiang come separatisti e terroristi, da tenere sotto controllo tramite una rigidissima vigilanza.

C’è chi parla di genocidio, visto che la popolazione uigura è diminuita dell’84% tra il 2015 e il 2018.

Alcuni investigatori sui diritti umani non lo ritengono un genocidio “in un colpo solo”, ma un lento processo di cancellazione di un’identità, una cultura e una popolazione.

Sappiamo inoltre di numerosi atti di vessazione delle autorità cinesi nei confronti degli Uiguri residenti all’estero, al fine di indurli a rivelare informazioni su altri Uiguri, a fare ritorno nello Xinjiang o a non parlare della situazione di tale regione, talvolta ricorrendo alla detenzione dei loro familiari come minaccia o punizione.

E’ inaccettabile che nel 2020 esseri umani debbano subire violenze, torture e vessazioni di questo genere.

I diritti umani devono essere garantiti, sempre e ad ogni individuo.

Fonti

The guardian 

European Parliament 

BBC

Wikipedia

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