La scrittura in Braille si basa essenzialmente su un particolare codice alfabetico composto da 6 (o 8) punti appositamente posizionati all’interno di un rettangolo ideale (casellario) e dentro uno spazio corrispondente a quello del polpastrello del dito indice.
I caratteri di questo sistema segno-grafico possono anche essere riprodotti mediante una specifica macchina da scrivere “dattilobraille” con cui la persona è in grado di controllare immediatamente ciò che scrive diversamente dal metodo manuale con foglio, punteruolo e “tavoletta Braille”.
Il codice Braille è stato inventato da Louis Braille nato in Francia nel 1809.
A soli tre anni, a causa di un incidente Louis perse la vista ad entrambi gli occhi. Durante la sua esperienza scolastica, a causa della cecità il suo apprendimento avveniva esclusivamente per via orale e questo gli impediva di stare al passo dei compagni. Quando Louis compì dieci anni entrò a far parte dell’Istituto dei Ciechi di Parigi, uno dei primi istituti al mondo per non vedenti. Qui ai ragazzi presenti nell’Istituto si insegnava a leggere con il metodo Haüy ma era un metodo con dei difetti.
Qualcosa cambiò nel 1821 quando un militare di nome Charles Barbier fece visita all’Istituto, egli aveva ideato la “scrittura notturna“, un sistema che aveva studiato per consentire ai soldati di comunicare tra loro anche di notte ed in assenza di illuminazione. Il sistema ideato da Barbier era troppo complesso per poter essere utilizzato dalle persone nella quotidianità, ma secondo Braille rappresentava un ottimo punto di inizio, nei mesi a seguire Louis sperimentò diversi sistemi e combinazioni finché ne trovò uno ideale basato su solo sei punti combinati tra loro.
Inizialmente il sistema elaborato da Braille incontrò persino le ostilità di alcun* insegnant* che arrivarono a vietarne l’uso delle scuole, ma questo non fece altro che alimentare la curiosità degli/delle studenti.
Louis, morì nel 1852 di tubercolosi, e non poté godere in vita del successo globale della suo lavoro che ha garantito l’accesso allo studio, alla lettura, alla scrittura e al mondo del lavoro a milioni di persone cieche e ipovedenti fino ad oggi.
Il Braille non è una lingua ma un codice alfabetico che consente la letto-scrittura nella propria lingua attraverso i polpastrelli di chi lo utilizza.
Oggi il Braille è usato praticamente in tutti i Paesi del mondo ed è stato adattato quasi ad ogni lingua conosciuta, dall’Albanese allo Zulu.
Per identificare ciascuno dei sei punti del casellario (3 punti organizzati in colonna × 2 punti organizzati in riga), si procede nel modo seguente:
Grazie alla combinazione dei 6 punti (64 modi differenti), le persone con disabilità visiva di tutto il mondo possono comunicare oltre alle lettere anche i numeri, i segni di interpunzione, ed i simboli matematici, informatici, musicali e chimici.
Visto il limitato numero di simboli componibili, esistono diversi significati per ogni carattere, a seconda dell’argomento trattato e del linguaggio usato.
Ciò è possibile grazie a dei segni simbolo messi prima dei carattere che specificano la tipologia a cui appartiene.
Il sistema Braille è utilizzato anche in informatica: i display tattili (barra Braille) riproducono, tuttavia, caratteri a 8 punti, vista la grande quantità di caratteri informatici, per i quali le combinazioni disponibili con soli sei punti non sarebbero sufficienti, consentendo alle persone di leggere i contenuti che appaiono sullo schermo di un calcolatore.
Con lo sviluppo tecnologico negli ultimi anni, al metodo tattile Braille si sono affiancati i video ingranditori e le sintesi vocali che permettono l’accesso più veloce ai contenuti on line, ai testi scolastici e all’utilizzo anche di strumenti come smartphone e tablet.
Fonti
https://www.unikore.it/phocadownload/userupload/salmeri-unikore.it/Codice_Braille1.pdf