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Segregazione etnica all’interno delle scuole bosniache

Nel 1992 Bosnia ed Erzegovina, Croazia e Serbia sono state coinvolte in una guerra civile armata, sulla base di principi etnici, all’interno della Bosnia ed Erzegovina, durata fino al 1995, quando fu stipulato l’accordo di Dayton, che pose fine alle ostilità, ma non alla separazione su base etnica, dividendo la Bosnia tra la Repubblica serba di Bosnia ed Erzegovina e la Federazione di Bosnia ed Erzegovina, in cui vivono in maggioranza i gruppi etnici croati e bosniaci.
Nel paese, la guerra ha lasciato una profonda divisione tra i gruppi etnici, mentre prima di essa il popolo della Bosnia ed Erzegovina viveva in pace, nonostante le diverse culture che vi convivevano.
In alcune città della Federazione di Bosnia ed Erzegovina la divisione su base etnica ha le sue radici nella scuola: ci sono ancora istituti in cui gli/le alunn* seguono lezioni diverse in base al gruppo etnico di appartenenza e alla religione professata nelle cosiddette “due scuole sotto un solo tetto”, che sono più di 50 in tutta la federazione.
I/le croat* cristian* frequentano un piano o un lato della scuola, mentre i/le bosniac* musulman* ne frequentano un altro. Esistono letteralmente due scuole diverse sotto lo stesso tetto. Il curriculum per matematica e scienze è lo stesso, ma per le lezioni di lingua, storia e geografia è differente.
La differenza più sostanziale è però contenuta nei libri di storia, in cui gli eventi si fermano al 1990, due anni prima della guerra. A scuola non si parla della guerra, in molti, nel paese, pensano sia meglio dimenticare che guardare in faccia alla realtà del passato e confrontarsi con quello che è stato.
In queste scuole le culture non si incontrano, come non lo fanno all’interno della società, gli/le studenti sono vittime di una continua segregazione etnica e le divisioni vengono alimentate sempre di più.
In molti vedono queste scuole come la base per un nuovo conflitto e non sono molto fiduciosi sul futuro della Bosnia ed Erzegovina.
Le nuove generazioni stanno ancora subendo tutto ciò che la guerra ha lasciato dopo la sua fine e alcuni pensano sia ingiusto continuare a vivere divis* in base al proprio gruppo etnico e/o religione e non come un popolo unito.


La guerra in Bosnia ed Erzegovina è strettamente connessa alla morte di Josip Broz Tito detto anche “maresciallo Tito”, ovvero l’ultimo capo del governo jugoslavo. Dopo la sua morte infatti, le tensioni tra le diverse etnie conviventi nella Jugoslavia emersero ed esplosero in conflitti armati, i quali portarono alla dissoluzione della stessa, iniziata già con l’indebolimento del governo post-comunista, che perse la sua forza ideologica e fece strada al rafforzamento del nazionalismo alla fine degli anni ottanta.

La guerra in Bosnia ed Erzegovina è scaturita dall’intolleranza reciproca tra i vari gruppi etnici conviventi nel paese, la quale, ancora oggi, in un periodo di pace, sembra non essere per nulla svanita, anzi, sentimenti di intolleranza e nazionalismo sono in crescita tra la popolazione. Questa guerra è costata la vita a più di 100.000 persone, tra campi di concentramento, deportazioni, uccisioni di massa, cecchinaggio e altri tipi di violenze.

Fonti:
BBC
The New York Times
Pulizer center
DW documentary
Wikipedia

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