Alle 10.25 di sabato 2 agosto 1980, un ordigno ad altissimo potenziale esplose nella sala d’aspetto di seconda classe della stazione ferroviaria di Bologna. L’esplosione provocò il crollo della struttura sovrastante le sale d’aspetto e di trenta metri della pensilina. Investì anche due vetture di un treno in sosta al primo binario. Le conseguenze dell’esplosione furono di terrificante gravità anche a causa dell’affollamento della stazione in un giorno prefestivo di agosto. Rimasero uccise ottantacinque persone; oltre duecento furono ferite.
La città si trasformò in una gigantesca macchina di soccorso e assistenza. Al fine di prestare le cure alle vittime, i medici e il personale ospedaliero fecero ritorno dalle ferie, così come i reparti, chiusi per le festività estive, furono riaperti per consentire il ricovero di tutti i pazienti. L’autobus 37 divenne, insieme all’orologio fermo alle 10:25 (tutt’ora bloccato), uno dei simboli della strage.
Quel giorno cominciò anche una delle più difficili indagini della storia giudiziaria. Il bilancio giudiziario dell’attentato consta di 27 anni di processi, l’ultimo dei quali si è concluso nell’aprile 2007. Risulta tuttora aperto un ulteriore filone dell’indagine. Per la strage sono stati condannati in via definitiva tre appartenenti a un gruppo della destra eversiva, che in quegli anni erano stat* autor*, coautor* o complici di omicidi terroristici. Dalle sentenze emerge il delirante progetto perseguito da quel gruppo e da altri a esso contigui. Si intendeva portare avanti una «lotta nazionale rivoluzionaria volta a disarticolare il sistema», ricorrendo a forme di terrorismo «sia indiscriminato che contro obiettivi ben individuati».
Il corpo di una delle vittime, la ventiquattrenne Maria Fresu, non venne ritrovato. Soltanto il 29 dicembre 1980 fu accertato che alcuni resti ritrovati sotto il treno diretto a Basilea appartenevano alla Fresu che evidentemente si trovava così vicina alla bomba che il suo corpo fu completamente disintegrato dall’esplosione.
Nei giorni successivi la centrale piazza Maggiore ospitò imponenti manifestazioni di sdegno e di protesta da parte della popolazione e non furono risparmiate accese critiche e proteste rivolte ai rappresentanti del governo, intervenuti il giorno dei funerali delle vittime celebrati il sei agosto nella Basilica di San Petronio. Gli unici applausi furono riservati al Presidente della Repubblica Sandro Pertini, giunto con un elicottero a Bologna alle 17:30 del giorno della strage, che in lacrime affermò di fronte ai giornalisti: «Non ho parole, siamo di fronte all’impresa più criminale che sia avvenuta in Italia»
Fonti:
https://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Bologna