Intersezionalità, La naturale interconnessione tra categorie sociali come razza, classe e genere, considerata come la creazione di sistemi sovrapposti e interdipendenti di discriminazione o svantaggio, un approccio teoretico basato su tale premessa (Dizionario Oxford). Sembra molto più complesso di quello che è.
Il termine “intersezionalità” è stato coniato nel 1989 dall’attivista e giurista statunitense Kimberlè Crenshaw in particolare in relazione alla realtà delle lotte femministe e ai diversi background socioculturali sperimentati da donne bianche e donne afroamericane.
Nell’ultimo decennio tuttavia, tale termine, in quanto generica chiave di lettura delle disparità sociali, è stato utilizzato nei più disparati ambiti: dai queer studies a quelli sulle migrazioni, dall’ambito legale a quello sociologico e storico, dai movimenti antirazzisti a quelli per le persone disabili.
A molti anni di distanza dalla sua teorizzazione, questo concetto rappresenta uno strumento rivoluzionario che permette di ripensare l’individualità e, con essa, il fondamento stesso della cultura occidentale dall’epoca moderna in poi.
Dice Crenshaw: «L’identità è semplicemente un contenitore di relazioni: relazioni tra le persone e la storia, le persone e le comunità in cui vivono, le persone e le istituzioni».
Non siamo solo un genere, un orientamento sessuale, o un colore della pelle: siamo l’insieme delle esperienze e delle contingenze.
L’intersezionalità, però, acquista un senso pratico solo nella misura in cui venga posta alla base di una serie di interventi concreti volti a dare visibilità alle donne e agli uomini neri uccisi dalla polizia degli Stati Uniti, a valutare diverse sfumature nelle leggi contro le discriminazioni, a rendere possibile un dialogo tra il femminismo più radicale e la comunità LGBTQ+.
In questo senso l’intersezionalità non deve essere intesa, come pure è stato fatto, nel senso della creazione di una “gerarchia del vittimismo” dove ogni casta corrisponde ad un tipo di discriminazione e in cui si ascende al vertice quando se ne combinano più d’una.
L’idea alla base dell’intersezionalità non è quella di invertire le dinamiche di potere, rendendo il maschio, etero, bianco l’ultimo anello della catena alimentare: è tutto l’opposto. È liberarsi completamente di quelle stesse dinamiche, di quelle strutture che sottostanno alla nostra politica, legge e cultura per finalmente poter parlare di una società davvero egalitaria.
Facciamo chiarezza!
Marta è una donna bianca, anziana e cattolica
Eva è una donna nera, giovane ed eterosessuale
Carla è una donna transessuale, con un alto livello di scolarizzazione e classe sociale medio-alta
Sergio è un uomo nero, diversamente abile e rispecchiante i canoni di bellezza moderni
Nel mondo in cui viviamo Marta ha dei privilegi connessi al suo essere di etnia bianca e questo la pone in una posizione di vantaggio rispetto ad Eva.
Eva, per quanto condivida con Marta l’esperienza della disparità di genere rispetto agli uomini, vive i vantaggi sociali dell’essere giovane, prestante e nel pieno della vita.
Carla invece, rispetto alle due, ha cambiato il proprio genere biologico e per questo fatica a farsi riconoscere in quanto donna, nonostante conosca i privilegi di una vita agiata e del possedere una vasta cultura.
Sergio condividerà con Eva la discriminazione legata al colore della pelle, ma non quella legata al suo genere. Contemporaneamente vivrà i vantaggi dell’essere considerato socialmente “bello” e gli svantaggi connessi a come gli altri vedono la sua disabilità.
In un primo momento ci sembra di leggere solo esempi di personalità “spacchettate”, di costrutti ed etichette meramente sociali. Per quanto possa far storcere il naso, tuttavia, ognuna di queste etichette porta con sé esperienze di vita, privilegi e/o svantaggi molto reali.
Esse sovrapponendosi, influenzandosi ed intersecandosi l’una con l’altra, concorrono a identificare esattamente una persona con un determinato vissuto, con bisogni e privilegi che devono essere visti anche nelle loro diversità.
L’intersezionalità offre così gli strumenti per dipingere il quadro di una persona, di un gruppo di persone o di un problema sociale, tenendo conto di ogni possibile sfaccettatura per comprendere da un lato la complessità dei pregiudizi che si devono affrontare, dall’altro il potenziale connesso ai privilegi di cui si gode.
Intersezionalità significa anche ammettere che parlare solo di uguaglianza, in senso puramente formale, può aumentare le disparità invece che ridurle.Nel 1976, ad esempio, Emma DeGraffenreid, madre lavoratrice afroamericana, fece causa alla General Motors che non assumeva donne nere da decenni. Assumeva, però, tanto persone afroamericane (uomini), quanto donne (bianche). Il fatto che la società avesse una percentuale di donne e una di persone nere tra le loro fila, bastò a convincere i giudici a porre la società al riparo da qualsiasi condanna per atti discriminatori.
Invece, com’è evidente, l’esperienza delle donne nere, non rientra né nella sola discriminazione razziale né in quella puramente di genere: è un’esperienza combinata e va vista in quanto tale o altrimenti finirà per essere esclusa da entrambe.
In questo senso dire “tutte le persone sono uguali” significa, molto spesso, negare una grande fetta di vita vissuta di qualcuno. Significa non vedere le differenze tra classi, generi, etnie, orientamenti sessuali, diverse età, ecc., che pure esistono e permeano le esperienze di decine di migliaia di persone. Significa non vedere una determinata persona nella sua unicità.
È più opportuno al massimo, parlare di uguaglianza in senso sostanziale, ossia di Equity Literacy (P. Gorski, 2015), intesa come eguale possibilità di accesso alle opportunità della vita per tutti anche e soprattutto in considerazione delle rispettive diversità.
FONTI“The intersectionality Wars” – J. Coaston, Vox
“What is intersectionality, and what does it have to do with me?” – YW Boston Blog
“Demarginalizing the Intersection of Race and Sex: A Black Feminist Critique of Antidiscrimination Doctrine, Feminist Theory and Antiracist Politics” – Kimberlè Crenshaw
“ Equity Literacy for all” – P. Gorski, Educational Leadership, march 2015.